Rossano, centrale Sant'Irene-Cutura: i cittadini preannunciano battaglia

Il movimento Il Coraggio di Cambiare l’Italia pronto ad alzare le barricate contro l’ipotesi progettuale di riutilizzo dell’ormai ex area della centrale termoelettrica
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12 maggio 2018
18:15

«Probabilmente per far capire alle Istituzioni e a Enel, così come anche alle parti sociali interessate, che sul sito di Sant’Irene-Cutura serve un progetto di prospettiva e occupazionalmente forte, è necessaria una mobilitazione generale». Il coordinamento cittadino del movimento Il Coraggio di Cambiare l’Italia, già forza politica di maggioranza del Comune di Rossano prima dello scioglimento post-fusione del Consiglio comunale bizantino, pronto ad alzare le barricate contro l’ipotesi progettuale di riutilizzo dell’ormai ex area della centrale termoelettrica di contrada Sant’Irene-Cutura. Ed il perché è presto detto.

 


Al posto dell'ex centrale una coltivazione di alghe

«È inaccettabile, infatti, che si possa discutere del futuro della centrale, che tanto ha dato e altrettanto ha preso dal territorio, sulla base di un solo progetto che riguarda la coltivazione delle alghe e che solo in partenza garantirebbe qualche posto di lavoro. È sparito, invece (ed Enel non dice nulla a riguardo), l’altro progetto relativo al polo turistico. Torniamo a ribadire, allora, che se non c’è più il piano di prospettiva turistica sarebbe opportuno riaprire i termini del programma Futur-E, garantendo ai potenziali acquisitori dell’area la bonifica del sito, di cui purtroppo nessuno parla».

 

Insomma, quelli del Coraggio di Cambiare vogliono che l’area venga ripristinata alla vocazione che ebbe prima dell’insediamento della centrale negli anni ’70: quella agricola e turistica e a ribadirlo con maggiore forza è stato anche il presidente nazionale del CCI, Giuseppe Graziano.

«Leggiamo a grandi titoli – dice Graziano – che il progetto Futur-E è giunto alle fasi finali e che Enel sarebbe pronta a cedere una residuale porzione dell’area per l’attuazione di una sola proposta». E la tanto annunciata concertazione e condivisione con il territorio dove sta? È stata aperta una discussione con i cittadini, le associazioni e tutti gli attori sociali, anche nella prospettiva della nuova città, oppure la fuga di Enel dal territorio deve essere repentina?»

 

Sono queste le domande che pone l’ex Consigliere regionale che poi annuncia: «Siamo pronti alla mobilitazione generale per pretendere chiarezza e avere tutte le rassicurazioni sulle prospettive occupazionali e di sviluppo che sono state riservate per quell’area. Anche perché la produzione e coltivazione di alghe, per quanto avveniristica e rispettosa per l’ambiente possa essere, occuperebbe solo una parte minimale dell’attuale impianto (circa il 10%) mentre la restante superficie del complesso industriale nessuno sa che destino avrà. Probabilmente – aggiunge Graziano - la società energetica, che ha garantito ricadute in termini di lavoro e benessere economico negli ultimi decenni al territorio ma che richiamiamo alla responsabilità per aver condizionato e bloccato ogni altro tipo di sviluppo commerciale, è consapevole di non voler affrontare il vero cuore della questione. Che è la bonifica della centrale».

 

«Enel, prima di andarsene, deve bonificare l’area industriale»

«Qui rischiamo – aggiunge Graziano - di barattare un centro di coltivazione di alghe con gli interessi generali del comparto turistico e agroalimentare, che stranamente sono spariti. Chi bonificherà l’ammasso di rottami e cemento che sorge a dieci metri dal mare ed il cui impatto ambientale è percepibile in un raggio visivo di cento chilometri? Chi mai sceglierà di investire in turismo se in ogni cartolina del nostro territorio emerge, come un pugno in un occhio, la grande centrale di Sant’Irene-Cutura? Allora Enel – conclude - dal momento che ha deciso di togliere le tende dalla Sibaritide senza nemmeno aver voluto dialogare su una prospettiva comune di sviluppo, inizi a programmare la bonifica del sito e siamo convinti che saranno tante le proposte e le prospettive che si apriranno per il riutilizzo dell’area in cui sorge l’impianto».

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