Depurazione in Calabria, l’Anac avvia un’indagine

A renderlo noto il presidente Raffaele Cantone: ‘Sul sistema depurativo della Regione Calabria sono state riscontrate gravi distorsioni a causa dell’errata ripartizione dei rischi di domanda e di disponibilità tra pubblico e privato’
14 luglio 2016
15:01

L’autorità nazionale anticorruzione ha avviato un’indagine sui lavori nel settore depurativo da realizzare nella regione Calabria. E’ quanto riportato nella relazione 2015 dell’Anac, illustrata dal presidente Raffaele Cantone e resa nota al Senato.

 


Un’indagine dunque tuttora in corso che, come evidenziato, è “in relazione al ricorso alla finanza di progetto per l’attuazione di diversi interventi nel settore fognario-depurativo, finanziati con delibera del Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) n. 60/2012 nell’ambito delle misure necessarie per il superamento di una procedura di infrazione comunitaria”.

 

La Regione Calabria, sulla base di quanto previsto nella delibera, ha adottato le linee guida per l’applicazione delle procedure di project financing. Trattasi di 16 interventi dislocati in altrettanti comuni della Regione Calabria, con un costo variabile da 2,3 milioni di euro a 70 milioni di euro, per i quali è previsto un contributo pubblico variabile tra un minimo del 18% e un massimo del 53%, con una prevalenza intorno al 30%. La durata della concessione varia tra 15 e 20 anni e in un caso risulta stabilita in 28 anni. Nella maggior parte dei casi la procedura di gara è ancora in fase di svolgimento; al momento dell’acquisizione di informazioni in sede istruttoria in un solo caso risultava sottoscritto il contratto, mentre per altri due interventi si era pervenuti all’aggiudicazione definitiva. Sulla base della documentazione fornita, l’Autorità ha riscontrato una serie di criticità.

 

“Sul sistema depurativo della Regione Calabria - afferma infatti il presidente Cantone - sono state riscontrate gravi distorsioni a causa dell’errata ripartizione dei rischi di domanda e di disponibilità tra pubblico e privato. I vari elementi emersi, tra cui l’elevato contributo pubblico, che mantiene sostanzialmente in capo al committente anche il rischio di costruzione, hanno indotto a segnalare la necessità di un’attenta valutazione dell’operazione, anche sotto il profilo dell’opportunità di utilizzare la procedura di project financing per gli interventi richiesti”.

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