Sezioni
Edizioni locali
Blog
giovedì 26 dicembre 2019 | 13:45
Cronaca

Riserva Valli cupe, nessuna diffamazione: Legambiente assolta - Notizie

Il sindaco di Zagarise aveva querelato dopo il post apparso sul profilo Facebook di Antonio Nicoletti, che si diceva pronto a difendere la riserva naturale dai capibastone locali

di Luana  Costa

Il fatto non sussiste. Con questa formula il gup del Tribunale di Catanzaro, Matteo Ferrante, ha assolto Antonio Nicoletti, responsabile di Legambiente dall'accusa di diffamazione. Il procedimento penale aveva preso avvio dopo la querela sporta dal sindaco di Zagarise, comune del catanzarese, Domenico Gallelli ritenutosi offeso dal post pubblicato sul suo profilo facebook dal responsabile di Legambiente difeso dall'avvocato Giuseppe Pitaro: «Oggi ho fatto una breve escursione alla riserva naturali Valli Cupe di Sersale. Legambiente sostiene senza se e senza ma l'impegno e la passione con cui Carmine e gli altri soci della cooperativa Segreti Meditarranei hanno saputo trasformare la loro visione di ecoturismo in una bella impresa green utile per il territorio. Non permetteremo che qualche piccolo capo bastone locale trasformi questo sogno in un incubo».

 

Il procedimento penale si inserisce in un infuocato dibattito politico scaturito dalla decisione assunta dal Consiglio Regionale di affidare la gestione della riserva naturale Valli Cupe all'associazione Legambiente, sottraendola così al controllo dei Comuni di Sersale e Zagarise. «L'unica espressione rilevante in questa sede - annota il giudice - è il riferimento allusivo al sindaco di Zagarise definito capo bastone locale. Ora, tale locuzione - comunemente utilizzata per identificare gli organi apicali delle consorterie mafiose di stampo 'ndranghetistico - qualora intesa nella sua accezione letterale, potrebbe effettivamente assumere valenza diffamatoria. Tuttavia, nella vicenda per cui si procede, tale locuzione è stata impiegata in senso palesemente non letterale, figurato e non metaforico non venendo adombrata, neppure implicitamente l'ipotesi di appartenenza della costituita parte civile ad ambienti mafiosi. L'affermazione in questione deve essere, dunque, letta nell'ambito del dibattito politico in cui la stessa si inscrive».

 

Luana Costa