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venerdì 27 dicembre 2019 | 11:22
Politica

Regionali, Orlandino Greco non ci sta a essere tagliato fuori: «Non finisce qui» - Notizie

Il consigliere regionale è indagato per associazione mafiosa e voto di scambio. Sul suo nome pesa il veto di Pippo Callipo che ha lanciato un ultimatum sulla necessità di avere liste pulite

di Redazione

Orlandino Greco

«Siamo alla resa dei conti e questi conti mi vedono come l'unico politico calabrese a non meritare la candidatura perché macchiato di terribili colpe. L'unico».Esordisce così sulla sua pagina facebook il consigliere regionale Orlandino Greco, sul quale nelle ultime ore si è abbattuto il veto di Pippo Callipo che ha lanciato un vero e proprio ultimatum sulle liste pulite, minacciando di far saltare il tavolo a poche ore dalla presentazione dei candidati a consigliere.

 

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«E quali sarebbero queste colpe? - continua Greco - Io che non sono neanche stato rinviato a giudizio, perché dovrei pagare? C'è un giudice che deve ancora esprimersi sulla richiesta di rinvio e che potrebbe anche pronunciarsi rigettandola così come è stata rigettata la richiesta di misura cautelare più volte da parte del Gip, del Tribunale del Riesame e anche dalla Cassazione che ha dichiarato inammissibile l'azione della Procura».

Nei confronti di Greco, la Dda di Catanzaro ha di recente chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione elettorale e voto di scambio. Secondo l'accusa, i suoi successi elettorali nel 2008 e nel 2013 sarebbero stati ottenuti grazie al sostegno ricevuto, in cambio di denaro e assunzioni, dal gruppo criminale guidato da Michele Bruni, alias Bella bella, e dal clan Rango-Zingari.

 

Accuse che il consigliere contesta: «Sono amareggiato - dice - perché chi mi conosce sa quanto la politica dia senso alla mia vita, quanto ami la mia terra e come, da sindaco, abbia amministrato con trasparenza e integrità denunciando quelli che oggi mi accusano. Ridicolo. Ridicolo è il trattamento che mi è stato riservato. Ridicolo e vergognoso. Ma dov'è lo Stato di Diritto?».

 

A suo dire, dietro la mancata candidatura ci sarebbe il fatto che viene considerato «scomodo». «Così come è scomodo il movimento che mi onoro di rappresentare - conclude -. Siamo una forza inarrestabile che cresce sempre di più e mette radici in ogni territorio. Amici, hanno paura di noi e se questo da un lato mi gratifica dall'altro mi impone delle responsabilità. E oggi mi sento responsabile. Ma non finisce qui. Sono più carico che mai e quanto accaduto, insieme al sostegno di tutti, mi motiva ad andare avanti perché la Calabria, quella bella, è ancora possibile».