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martedì 16 giugno 2020 | 10:30
Cronaca

Arresti a Polistena per usura ed estorsione. Così la 'ndrangheta approfittava della crisi - Notizie

NOMI-VIDEO | Sono 22 le persone arrestate ritenute vicine alla cosca Longo-Versace radicata della piana di Gioia Tauro. Sequestrati beni per 5 milioni di euro

di Redazione

Sono 22 le misure cautelari (19 in carcere e 3 ai domiciliari) eseguite questa mattina nelle province di Reggio Calabria e Imperia dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria, con il supporto dei Reparti territorialmente competenti, dello Squadrone Carabinieri Eliportato Cacciatori e dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, in collaborazione con i militari del Comando provinciale della Guardia di finanza di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della Procura di Reggio Calabria. 

Gli arrestati

  • Nicola Auddino, nato il 10.11.1973, di Polistena;
  • Claudio Circosta, nato a il 21.02.1985, di Polistena;
  • Francesco Circosta, nato il 26.09.1979, di Polistena;
  • Domenico Giardino, nato il 23.11.1966, di Polistena;
  • Salvatore Iannizzi, nato il 13.09.1969, di Cinquefrondi;
  • Serafino Iannizzi, nato il 20.08.1975, di Cinquefrondi;
  • Agostino Alessandro Iaropoli, nato il 08.10.1975, di Polistena, ristretto agli arresti domiciliari;
  • Fabio Ierace, nato il 03.05.1968, di Polistena;
  • Diego Lamanna, nato il 16.01.1979, di Polistena;
  • Francesco Longo, nato il 05.07.1968, di Polistena;
  • Rocco Longo, nato il 28.09.1993, di Polistena, ristretto agli arresti domiciliari;
  • Cesare Longordo, nato il 22.06.1966, di Polistena;
  • Vincenzo Politanò, nato il 28.01.1971, di Polistena;
  • Maria Pronestì nata il 10.07.1976, di  Galatro;
  • Antonio Raco, nato il 05.06.1983, di Polistena;
  • Vincenzo Rao, nato il 20.08.1975, di Polistena;
  • Francesco Domenico Sposato, nato il 01.01.1971, di Taurianova;
  • Giovanni Sposato, nato l’11.03.1968, di Taurianova;
  • Mariaconcetta Tibullo, nata il 07.12.1983, di Polistena, ristretta agli arresti domiciliari;
  • Andrea Valerioti, nato il 24.02.1982, di Polistena;
  • Luigi Versace, nato il 15.06.1982, di Cinquefrondi;
  • Antonio Zerbi, nato il 19.10.1959, di Polistena;
  • I reati contestati

    Sono ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, usura, estorsione, riciclaggio, esercizio attività finanziaria abusiva, detenzione illegali di armi, tutti aggravati dalla finalità e dal metodo mafioso, avendo fatto parte o comunque favorito la ‘ndrangheta nella sua articolazione territoriale denominata cosca Longo-Versace, radicata nella piana di Gioia Tauro e riconducibile alla mandamento tirrenico della provincia di Reggio Calabria, nelle sue attività di condizionamento e assoggettamento del territorio, delle persone e della locale vita imprenditoriale ed economica.

     

    Colpito anche un patrimonio complessivamente quantificato in oltre 5 milioni di euro costituito da compendi aziendali di 9 imprese/società, 45 unità immobiliari, beni mobili e disponibilità finanziarie riconducibili agli indagati.

    Altresì è stato disposto il sequestro preventivo, fino all’ammontare di circa 144.000 euro - corrispondente all’importo degli interessi usurari corrisposti dalle vittime - su ulteriori disponibilità finanziarie, beni mobili e immobili intestati ai predetti.

    Le indagini

    La complessa e articolata attività investigativa, convenzionalmente denominata “Libera Fortezza”, è stata avviata dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova nel 2014 e successivamente integrata e riattualizzata, con ulteriori indagini dei carabinieri e anche con l’apporto specialistico del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, acclarando ripetute condotte delittuose anche molto recenti.

    La genesi dell’indagine è rappresentata da un mirato controllo dei Carabinieri della Stazione di Polistena effettuato nei confronti di un imprenditore locale, il quale confidava ai militari le numerose difficoltà economiche che stava attraversando e di essere sotto il giogo di esponenti della criminalità organizzata locale. L’uomo infatti, era stato costretto a ricorrere a svariati prestiti, risultati poi usurari e attuati con modalità estorsive.

     

     

    Lo sviluppo dell’attività investigativa ha permesso di individuare altre numerose vittime e di appurare quindi l’esistenza di una vera e propria rete di usurai ed estortori facente capo alla nota e riconosciuta cosca di ‘ndrangheta Longo-Versace, la quale, attraverso i suoi affiliati e avvalendosi della forza di intimidazione e della condizione di assoggettamento e omertà del territorio, aveva lo scopo di:

    In tale contesto, la Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, delegava al locale Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza, con particolare riferimento agli episodi di usura accertati nel corso delle indagini, appositi approfondimenti circa la natura dei prestiti personali pattuiti tra i sodali e le vittime.

    All’esito, valorizzando le funzioni proprie della Guardia di Finanza nella prevenzione e contrasto ad ogni forma di infiltrazione della criminalità nel tessuto economico del Paese, il Gruppo Tutela Economia del citato Nucleo P.E.F., riscontrava il superamento, in tutti i casi accertati, del tasso cd. “soglia” previsto per legge - ovvero del limite oltre il quale, nella restituzione di un prestito, si commette il reato di usuracalcolando in circa euro 144.000, gli interessi indebitamente corrisposti dai malcapitati, anche attraverso condotte estorsive aggravate dal metodo mafioso.

     

    Si pensi, a titolo di esempio, che in uno degli episodi di usura ricostruiti attraverso le indagini condotte dalla Compagnia Carabinieri di Taurianova, a fronte di un prestito personale originario di euro 15.000, un imprenditore ha restituito - attraverso minacce e pressioni degli indagati derivanti dallo loro vicinanza da ambienti criminali - in circa due anni, ben 55.000 euro a titolo di soli interessi, corrisposti ad un tasso usurario superiore del 200% a quello soglia, restando comunque debitore per la restituzione del capitale.

    Il modus operandi

    La complessiva indagine, ha consentito di delineare una comune modalità di azione degli indagati, i quali:  

    I ruoli degli indagati

    L’operazione ha colpito capi, discendenti e gregari della cosca di ‘ndrangheta “Lonfgo-Versace” e gli inquirenti hanno documentato i rispettivi ruoli ricoperti all’interno del sodalizio mafioso, ed in particolare:

    Tra i soggetti indagati emergono figure legate da vincoli di parentela con gli storici capi cosca di Polistena, a conferma della solidità del principio familistico della ‘ndrangheta, ed in particolare:

     

    Il sequestro beni

    Alla luce di quanto ricostruito dall’attività investigativa condotta dai Carabinieri di Taurianova, la predetta A.G. sempre più interessata all’evoluzione economico-imprenditoriale della criminalità organizzata, delegava al Gico della Guardia di Finanza apposita indagine a carattere patrimoniale finalizzata all’individuazione del patrimonio illecitamente accumulato dagli indagati.

    All’esito, i Finanzieri, ricostruendo attraverso una complessa e articolata attività di accertamento, tutte le transazioni economiche poste in essere dagli indagati negli ultimi 25 anni, individuavano il patrimonio dei quali gli stessi risultavano disporre, direttamente o indirettamente, il cui valore era decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, ponendo le basi per l’applicazione della misura del sequestro su un patrimonio di valore stimato in oltre euro 5 milioni illecitamente accumulato e costituito da 45 immobili, beni mobili, disponibilità finanziarie e quote societarie, nonché dagli interi compendi aziendali delle seguenti 9 imprese:

    L’operazione odierna colpisce duramente l’asfissiante presenza della ‘ndrangheta nel territorio polistenese, in grado, tra l’altro, di inquinare il settore dell’erogazione del credito, soprattutto in favore di chi si è trovato in difficoltà e bisognoso di liquidità, e testimonia l’incessante azione sinergica di contrasto, posta in essere dalle Forze di Polizia, alle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel circuito economico-legale, reso ancor più appetibile nell’attuale periodo di crisi connessa con l’emergenza Covid-19, ove imprenditori e commercianti devono affrontare le serie difficoltà finanziarie conseguenti all’impossibilità di lavorare durante il lockdown.