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lunedì 23 novembre 2020 | 15:22
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Coronavirus, no del Governo allo sci ma al Nord protestano: «Impianti Covid-free» - Notizie

In Svizzera le piste sono già aperte ma non per gli italiani che possono entrare in territorio elvetico solo per motivi di necessità

di Redazione

In Italia la possibilità di non poter trascorrere il Natale sulle piste da sci è quasi una certezza, ma le regioni del nord vogliono ripartire con lo sport invernale e si schierano contro il Governo. Gli assessori di Lombardia, Provincia di Bolzano, Val d’Aosta e Piemonte (zona rossa), uniti a quelli di Friuli-Venezia Giulia (zona arancione), Veneto e Trento (zona gialla), hanno firmato una nota congiunta per chiedere di aprire la stagione invernale. Il premier Conte è il ministro Speranza temono che, riattivando gli impianti sciistici, si possa verificare la stessa situazione di questa estate quando, l’accesso alle spiagge e l’apertura di locali e discoteche, è stata la principale causa della seconda ondata di contagi da Covid-19.

«Pur con la piena consapevolezza delle difficoltà e delle incertezze dettate da questo difficile momento – scrivono gli assessori – tutto il sistema turistico sta lavorando alacremente per un avvio in sicurezza della stagione invernale».

Intanto nella confinante Svizzera è già possibile sciare, è l’unico Paese dell'arco alpino. La distanza tra gli impianti sciistici tra il nostro Paese e La Repubblica elvetica, in linea d’aria, è veramente minima, paradossalmente su un lato della montagna ci sarebbero già complessi dove le persone possono praticare lo sport e sull’altro no.

Per uno sciatore di Cervinia non ci sarebbero problemi visto che per arrivare a Davos e Zermatt sull’altro versante, ci metterebbe poco più di un quarto d’ora. Invece No! Non gli è consentito recarsi in Svizzera se non per reali necessità. Invece è consentito da altri paesi, in particolar modo per tedeschi e olandesi che sono i principali frequentatori dei complessi elvetici.

Possedere una seconda casa oltreconfine non è considerato un buon motivo per spostarsi, inoltre a marzo, in Engadina, paradiso dei milanesi benestanti, responsabile della pandemia venne ritenuta una famiglia italiana dunque il livello di attenzione è massimo.