Regionali, 75 sindaci chiedono di dire la loro: «Cambiare volto alla Calabria si può» - Notizie
In vista delle prossime elezioni, i primi cittadini ribadiscono l'importanza del tener conto della voce dei territori nella redazione dei programmi: «Rendere protagonisti i calabresi attraverso pensieri e racconti dei loro rappresentanti»
di Redazione
Dopo la lettera aperta di dieci sindaci calabresi indirizzata ai partiti affinché, in vista delle prossime elezioni regionali, i territori siano coinvolti nella stesura di un serio programma di rilancio della Calabria, decine di altri primi cittadini aderiscono all’appello. E lo fanno creando un vero e proprio movimento: #SfidaCalabria – Movimento Sindaci ed Amministratori.
«Solo ascoltando e tenendo conto della voce dei sindaci – scrivono -, la Calabria potrà cambiare volto. Perché solo chi vive quotidianamente, insieme ai cittadini, sa quelli che sono i reali problemi della nostra terra e di cosa la Calabria ha realmente bisogno». Dare spazio alla Calabria, è la loro richiesta, specie in un periodo «di grande confusione, dettata da una pandemia che allenta la morsa e ritorna sempre più pungente».
«Solo insieme – affermano i primi cittadini firmatari -, si possono raggiungere i risultati sperati per un territorio martoriato da vicissitudini diverse che si rincorrono: dall’emergenza Covid-19 al disagio sociale, dai rifiuti alla depurazione, dalla crisi di lavoro al diritto alla casa, dallo spopolamento con fuga di cervelli alla povertà educativa, permettendo di cambiare volto a questa terra di Calabria, rendendo protagonisti i calabresi attraverso i pensieri e racconti dei loro primi cittadini».
E ancora: «Troppi i tatticismi senza seguire il grido di dolore di chi chiede di essere considerato, se guardiamo analizzando questo nuovo scenario politico che si sta aprendo, ancora una volta si discutere senza parlare di territorio. Cambiare volto alla Calabria si può, con un impegno serio e responsabile, che guardi alla risoluzione di problemi e non a meri accordi anche trasversali senza finalità comune».
Secondo i primi cittadini, fondamentale sarebbe concentrarsi sul bene comune attraverso idee e programmi che «trovano la possibilità di essere realizzati e non abbandonati». Parlano di una «NextGeneration Calabrese», quale strumento per stimolare la ripresa, «adeguata non solo alle realtà attuali, ma anche alle incertezze future».
Riportano quindi l’esempio degli asili nido: «Se ci fermiamo un attimo a riflettere, ci rendiamo conto di come ai nostri più piccoli concittadini vegano vietati dei diritti. Ci si rende conto di come la Calabria nella ripartizione dei finanziamenti statali, oggi raggiunge in tutta la Regione appena il 10% del servizio pubblico degli asili nido, stralciando l’art. 119 della Costituzione Italiana, che istituisce il fondo perequativo, che serve a redistribuire le risorse in favore dei Comuni più deboli al fine di garantire i livelli minimi di assistenza».
«Esigere di avere una sanità gestita a livello regionale, con personale calabrese, che conosca il territorio ed i bisogni, senza ancora una volta divenire fanalino di coda, inermi di fronte a fenomeni di malagestio che purtroppo si ripercuotono sui calabresi tutti. Un progetto unico, consapevole, responsabile e costruttivo e non un nome. Un disegno di lavoro programmatico che abbiamo sino ad ora agognato, ma certi che uniti faremo sentire la nostra voce. Cambiare volto alla Calabria si può, lo ribadiamo, è dovuto ed è necessario – concludono -, senza tatticismi ma con la consapevolezza dei reali problemi della società calabrese».