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lunedì 22 febbraio 2021 | 07:45
Cronaca

Miriam, dal podio degli Special Olympics all’università: «Ora voglio laurearmi» - Notizie

VIDEO | La ragazza lametina affetta da sindrome di down, dopo i successi nello sport, spera ora di indossare la corona d’alloro. Ma le difficoltà non mancano, in questo mesi è venuto meno il supporto per gli studenti con disabilità

di Tiziana Bagnato

L’avevamo lasciata sul podio degli Special Olympics di Dubai dove aveva fatto incetta di medaglie d’oro diventando dapprima campionessa mondiale di ginnastica ritmica e poi testimonial nazionale dei giochi olimpici dedicati a chi ha una forma di disabilità.

Miriam Molinaro, lametina, anima dell’associazione Lucky Friends, che da anni lavora sull’integrazione e sulla disabilità tramite lo sport, ha sempre dimostrato di avere un connubio di grinta e dolcezza. Più volte le sue esternazioni si sono dimostrate di una profondità e maturità rare diventando un vero e proprio ponte per avvicinarsi a chi spesso vive la sua diversità con difficoltà e chiusura.

Dopo essersi diplomata al Liceo delle Scienze Umane, ora Miriam si è iscritta all’UniCal e punta a laurearsi in Scienze Turistiche. La sindrome di down per lei non è un ostacolo, come non lo è stato prima. «Lo sport e le gare degli Special Olympics mi hanno insegnato cosa è il sacrificio – ci dice – e voglio continuare a sacrificarmi per realizzarmi nella vita. Voglio laurearmi, avere un lavoro, crearmi una famiglia. Voglio che i miei genitori siano felici per me».

La pandemia ovviamente sta incidendo su questa esperienza parecchio e così pochi sono i risvolti sociali del suo primo anno e mezzo di vita universitaria. Miriam, come tutti gli studenti, non frequenta corsi in presenza e ha avuto pochissime occasioni di socializzare.

Ma non è una storia tutta rose e fiori. Manca in questo momento all’Unical il supporto didattico per gli studenti disabili. Il padre di Miriam ci racconta le difficoltà di tipo logistico e didattico che stanno riscontrando, la mancanza dei tutor e di figure di riferimento.

Si attendono tempi migliori, che la pandemia allenti le briglie e permetta di riprendere le lezioni in presenza e i ricevimenti. Altrimenti storie come quella di Miriam rischiano di disincentivare piuttosto che avvicinare chi ha una forma di disabilità e vuole tentare un percorso universitario. «Non serve – ci spiega- fare immatricolare se poi non si permette ai ragazzi di affrontare gli studi».