Sezioni
Edizioni locali
Blog
giovedì 25 marzo 2021 | 16:27
Cronaca

Operazione Joy’s Seaside, il vuoto lasciato da Rocco Molè riempito dai Brandimarte - Notizie

VIDEO | Il procuratore Bombardieri ha illustrato come mutò la geografia criminale della Piana dopo la morte del boss ucciso nel 2008 in un agguato

di Agostino Pantano

C’è un altro passaggio cruciale che ha accelerato la genesi peculiare della cosca Di Maio-Brandimarte, e nella conferenza stampa per l’operazione Joy’s Seaside il procuratore Giovanni Bombardieri lo evidenzia.

«Questa ‘ndrina - spiega - ha ottenuto la sua autonomia criminale approfittando degli scontri generati dall’omicidio di Rocco Molè». Il riferimento del capo della Dda è all’agguato in cui perì il boss, il primo febbraio del 2008, che gli inquirenti hanno da sempre classificato come un vero e proprio terremoto che segnò la fine definitiva della storica alleanza tra i Piromalli e i Molè. Invece, quell’omicidio che nessuno si aspettata, ora è letto anche come il viatico di una emersione che segnò la trasformazione di una famiglia, quella dei Brandimarte, che prima era composta prevalentemente da commercianti di bestiame - al più distintisi per alcune azioni criminali per conto dei Piromalli - come un’ala militare che anche attraverso la faida contro i Priolo, e l’inserimento nel traffico internazionale di droga, è diventata una cosca autonoma federata dei Molè.

«Sono storicamente documentati – aggiunge il procuratore aggiunto della Dda Gaetano Paci – i rapporti che negli anni i Brandimarte hanno intrattenuto con rappresentanti dell’imprenditoria che opera nel porto di Gioia Tauro». A significare, cioè, la radiografia di un clan che per crescere anche economicamente ha approfittato dello snodo portuale, anche se in questa indagine – cominciata nel 2017, con il coordinamento del magistrato Giulia Pantano – non sono stati riscontrati passaggi di droga tramite il terminal container, come altre volte era stato nel passato.

«L’odierna indagine – ha concluso il questore Bruno Megale – è la risposta migliore, assieme a quella che nei giorni fa hanno dato i carabinieri, data alla comunità che tramite il sindaco ha rivendicato un maggiore controllo del territorio: lo Stato c’è ed è più forte».