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venerdì 10 dicembre 2021 | 13:04
Cronaca

Migranti - Caporalato, indagata la moglie dell’ex prefetto di Reggio che sgomberò la baraccopoli di San Ferdinando - Notizie

Per la donna è scattato l'obbligo di firma. Di Bari guidò la prefettura reggina nel periodo caldo dell'abbattimento dell'ex ghetto nell'area industriale della piana di Gioia Tauro

di Redazione

Michele Di Bari

La moglie di Michele Di Bari, capo del Dipartimento per le libertà civili e immigrazione del Viminale, nonchè ex prefetto di Reggio Calabria e Vibo Valentia, è tra le 16 persone indagate nell’inchiesta per caporalato dei carabinieri e della procura di Foggia che ha portato all’arresto di cinque persone, due delle quali in carcere. L’operazione, portata a termine dai carabinieri della compagnia di Manfredonia e dal nucleo dei carabinieri dell’Ispettorato del lavoro, ha fatto finire in carcere due persone, un senegalese e un gambiano: altre tre invece, sono agli arresti domiciliari. Per altre undici è stato disposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Per tutti le accuse sono di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro. Il periodo sotto indagine riguarda fatti accaduti tra luglio e ottobre del 2020. Nel corso delle indagini è stato chiesto l’assoggettamento al controllo giudiziario di dieci aziende agricole riconducibili ad alcune delle persone coinvolte nell’operazione. Per la moglie di Di Bari è stato disposto l’obbligo di firma, mentre lui si è dimesso da capo del Dipartimento per le libertà civili e immigrazione del Viminale. Michele Di Bari era rimasto per diversi mesi sotto i riflettori, durante la sua esperienza a Reggio Calabria, per la gestione dei migranti della piana di Gioia Tauro e per l'abbattimento della famigerata baraccopoli di San Ferdinando nel marzo del 2019. E con ogni probabilità, anche grazie al suo passato nella gestione dei migranti era stato promosso a capo del Dipartimento per le libertà civili e immigrazione del Viminale.