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venerdì 11 febbraio 2022 | 21:18
Cronaca

Giustizia - Penalisti italiani riuniti a Catanzaro, il presidente Caiazza su Pittelli: «Accanimento incomprensibile» - Notizie

VIDEO | L'inaugurazione dell'anno giudiziario nel capoluogo calabrese «non una scelta casuale». Il numero uno dell'Unione camere penali critico sulla riforma del Csm approvata dal Consiglio dei ministri: «Evita tutte quelle questioni che erano davvero da riformare» (ASCOLTA L'AUDIO)

di Luana  Costa

«Naturalmente non sono scelte casuali, quando abbiamo deciso di parlare del problema della libertà del difensore come garanzia dell'indipendenza del giudice, e quindi della giurisdizione, abbiamo pensato a Catanzaro, alla Calabria come uno dei luoghi dove questo tema è vissuto in maniera più impegnativa e più estrema». Così il presidente dell'Unione delle Camere Penali Italiane, Gian Domenico Caiazza, è intervenuto nel dibattito aperto nel corso dell'inaugurazione dell'anno giudiziario delle Camere Penali quest'anno organizzato a Catanzaro.

Indagato eccellente

Ha ribadito la posizione già più volte espressa sul caso di Giancarlo Pittelli, indagato chiave nella maxi inchiesta Rinascita Scott e solo mercoledì tornato agli arresti domiciliari: «Non mettiamo bocca sul tema della responsabilità a guardiamo con preoccupazione ad una vicenda che riguarda un avvocato nell'esercizio delle sue funzioni e quindi attendiamo di conoscere i fatti ma denunciamo un accanimento nella fase cautelare francamente incomprensibile ai limiti dell'essere sospetto».

La riforma del Csm

«Il messaggio che oggi invieremo da Catanzaro - ha poi proseguito - che la libertà e i diritti della difesa riguardano ovviamente i cittadini che noi assistiamo ma riguardano ancor di più la libertà e l'indipendenza del giudice. Il giudice senza un'avvocato forte è un giudice debole». Si è poi espresso anche sulla riforma del Csm approvata all'unanimità proprio questo pomeriggio in Consiglio dei Ministri: «Noi la consideriamo una riforma molto debole, lontana dalle esigenze di riforma, che evita tutte le questioni vere da riformare della magistratura italiana e dell'ordinamento giudiziario: la formazione professionale, l'avanzamento automatico delle carriere, la deresponsabilizzazione professionale del magistrato, l'assurdità del distacco dei magistrati presso l'esecutivo  che genera una confusione fisica tra il potere giudiziario e quello esecutivo. Invece, qui ci trastulliamo con le porte girevoli per quei quattro o cinque magistrati che sono eletti parlamentari. Così come il tema del sistema elettorale del Csm, a noi pare marginale l'idea che modificando il sistema elettorale si cambino le teste e le culture di un Paese».