Sezioni
Edizioni locali
Blog
venerdì 11 marzo 2022 | 06:30
Sanità

Il virus non arretra - Reparti pieni e pazienti nei corridoi, la guerra spegne i riflettori sul Covid ma in Calabria è ancora emergenza - Notizie

A Reggio i contagi non si arrestano e nel Grande ospedale metropolitano c'è chi viene curato in barella. A pesare anche la mancanza di personale, con un solo infermiere per quasi venti degenti (ASCOLTA AUDIO) 

di Elisa Barresi

Pazienti in un corridoio al Gom di Reggio Calabria

La guerra ha spento i riflettori sul Covid ma l’emergenza, soprattutto alle nostre latitudini, è tutt’altro che superata. Succede così che al Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria i reparti Covid invece di svuotarsi vanno in affanno e il quadro che ne viene fuori è desolante.

I reparti Covid segnano numeri in costante crescita, i contagi in città non accennano a diminuire e i pazienti ricoverati si trovano a dover essere assistiti in barella, in corridoio e da unità risicate. Un solo infermiere per quasi 20 pazienti. È questo il triste spettacolo che mette in luce carenze ormai note e difficoltà organizzative che sembravano, solo apparentemente, superate.

Sono passati due anni da quando la pandemia ha messo il Gom al centro di un dibattito, a tratti nazionale, che lo ha visto presentarsi come eccellenza durante la prima fase dell’emergenza ma, allo stesso modo, lo ha visto mostrare tutte le sue fragilità nel momento in cui i contagi sono cresciuti colpendo in maniera preoccupante e significativa la provincia reggina.

Anche il pronto soccorso Covid, che conta continui ingressi giornalmente, è messo a dura prova da una organizzazione che paga il prezzo di non avere personale sufficiente a fronteggiare l’emergenza. E mentre il resto d’Italia si prepara a mettersi alle spalle due anni che definire difficili è senza dubbio un eufemismo, Reggio Calabria continua a navigare a vista in attesa che arrivino le risorse necessarie per dare un’assistenza dignitosa e consentire al personale sanitario la possibilità di rifiatare dopo due anni di rinunce e sacrifici enormi, quando anche ammalarsi o essere contagiati è diventato un lusso che non ci si può permettere.