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lunedì 6 giugno 2022 | 11:23
Cronaca

LaCapitale - È tra i massimi esperti di ’ndrangheta, Nicaso si racconta: «Spieghiamo le mafie ai ragazzi, devono capire da che parte stare» - Notizie

VIDEO | Il giornalista e scrittore calabrese ospite del format condotto da Paola Bottero. La sua serie Bad Blood, prodotta da Netflix è stata un successo in tutto il mondo

di Redazione

Quando aveva sei anni il padre di un suo compagno di scuola viene ammazzato. Lui chiede, cerca di capire, ma nessuno vuole spiegare, nessuno a Caulonia ha voglia di raccontare ad un bambino che cos’è la ‘ndrangheta. Si fa comprare i giornali, comincia a ritagliare gli articoli e li incolla su un quaderno. «È lì che ho capito da che parte volevo stare». Antonio Nicaso racconta così la sua infanzia a Paola Bottero, Direttore strategico del gruppo e del network, nel Vis-à-Vis del 1° giugno 2022.

Oggi è uno dei massimi esperti di 'ndrangheta nel mondo, insegna in università americane e canadesi e ha scritto più di 30 libri, molti con il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Da Business or Blood: Mafia Boss Vito Rizzuto’s Last War, del 2015, è stata tratta la serie Netflix Bad Blood.

Nicaso racconta gli anni difficili in Calabria, con la madre. Lei non ha studiato, lo ha cresciuto da sola, ma è lei che sostiene il suo sogno di diventare scrittore, di studiare e parlare di mafie in un paese in cui ovunque cerchi lavoro gli chiedono “Ma tu a chi appartieni?”. Lavora da precario alla Gazzetta del Sud, ma a 26 anni lascia tutto e se ne va in Canada con 2 milioni di lire che gli ha dato sua madre. Li aveva conservati per il suo funerale, ma servono di più ad Antonio. Non vuole più dover dire a nessuno a chi appartiene.

Nella vita di Antonio Nicaso oggi ci sono i libri, l’insegnamento, le serie tv, i ragazzi a cui va a parlare di mafie: «Bisogna sfatare i miti e i luoghi comuni sulla criminalità organizzata. La tv spesso ne fa una rappresentazione apologetica ed è pericoloso perché le serie oggi influenzano la cultura. Abbiamo il dovere di dare ai ragazzi gli strumenti per capire cosa è giusto. Da noi non lo faceva nessuno».

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