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giovedì 16 giugno 2022 | 15:35
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L’inchiesta - L’ex fantasista della Reggina Davide Bombardini accusato di tentata estorsione con due ultras dell’Inter - Notizie

Avrebbero tentato di ottenere in modo illecito 100mila euro. Ha indossato la maglia amaranto nel corso delle stagioni 97/98 (6 presenze) e 98/99 (13 presenze), quest'ultima risultò valida per la promozione in Serie A

di Redazione

Davide Bombardini

Con l'accusa di tentata estorsione perché avrebbe provato ad ottenere da una persona in modo illecito e con minacce 100mila euro, è stato rinviato a giudizio l'ex centrocampista, e ora imprenditore, Davide Bombardini, 48 anni, che nella sua carriera ha giocato, tra l'altro, per il Palermo, la Roma, l'Atalanta e il Bologna. Lo ha deciso oggi il gup di Milano Lorenza Pasquinelli accogliendo la richiesta di processo formulata dal pm Leonardo Lesti anche per Andrea Beretta e Claudio Morra, due ultrà dell'Inter.

Il centrocampista è passato anche dalla Calabria. Ha indossato la maglia della Reggina nel corso delle stagioni 97/98 (6 presenze) e 98/99 (13 presenze), quella della promozione in Serie A.

Il processo per i tre imputati inizierà il 13 ottobre davanti all'ottava penale. Stando all'imputazione, i tre, assieme ad una persona «rimasta ignota», avrebbero tentato di costringere «con minaccia» la presunta vittima «a consegnare dapprima a Bombardini», poi a Beretta e Morra, «la somma di 100mila euro». E ciò malgrado, scrive il pm, il 59enne, che avrebbe subito il presunto tentativo di estorsione, «non avesse alcun debito nei confronti del Bombardini», dato che aveva «corrisposto» a lui il «saldo relativo all'acquisto delle quote sociali della 'Milano Procaccini srl'», impresa edile, che l'ex trequartista rosanero «deteneva».

I tre, sempre secondo l'accusa, si sarebbero recati il 28 novembre 2018 in un cantiere a Milano dove il 59enne lavorava. E avrebbero usato «toni e modi aggressivi ed intimidatori» per richiedere quel «credito del tutto inesistente», dicendogli che se non avesse consegnato i soldi avrebbero «agito di conseguenza».

I due ultrà, in particolare, gli avrebbero detto che «erano creditori» dell'ex calciatore e che quindi «da adesso in poi sarebbero stati i suoi creditori e i 100mila euro avrebbe dovuto darli a loro». Il giorno dopo, poi, Bombardini avrebbe telefonato per ribadire «la richiesta illecita» dicendo che aveva «tempo fino alla sera per pagare», altrimenti «avrebbe visto cosa sarebbe successo». L'uomo, però, fece denuncia e scattò l'inchiesta.