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lunedì 5 settembre 2022 | 07:20
Cronaca

Il retroscena - Arresti a Cosenza, quando il boss Patitucci non autorizzò un omicidio: «Se succede ce la passiamo tutti male» - Notizie

Nel 2020 i cassanesi avrebbero avuto in programma un’azione di fuoco nella città bruzia ma non ottennero il via libera da parte del boss locale. È uno dei dettagli più sinistri che emerge dagli atti dell’inchiesta dell'operazione sistema

di Marco Cribari

Nel riquadro il boss Francesco Patitucci

«Compà, se succede un fatto del genere ce la passiamo tutti male». È con queste parole, rivolte a emissari dei clan cassanesi, che nel 2020 Francesco Patitucci avrebbe evitato la consumazione di un omicidio di mafia nella città di Cosenza. È uno dei dettagli più sinistri che emerge dagli atti dell’inchiesta, in particolare dalle ormai celebri intercettazioni ambientali raccolte nell’abitazione del boss.

Quella del 2 aprile lo vede a colloquio con il fidatissimo Michele Di Puppo, e per l’occasione, tra la pianificazione di un crimine e l’altro, il padrone di casa gli confida che qualcuno, dalla Sibaritide, gli ha chiesto un piacere: «Venire dentro Cosenza a fare un danno», che tradotto dagli investigatori, in gergo criminale equivale a «un’azione di fuoco». 

Un omicidio in trasferta, però, richiede sempre il via libera da parte di chi comanda nel luogo designato per l’esecuzione, e in quel caso Patitucci non concede il permesso del caso. «Non me ne frega niente» chiarisce all’amico, e secondo la Dda di Catanzaro il suo rifiuto è motivato dal timore che, a seguito di un’azione eclatante come quella, siano proprio lui e i suoi uomini a pagare dazio in termini di «pressioni da parte delle forze dell’ordine».

A tutt’oggi, l’identità della persona finita allora nel mirino dei cassanesi non è stata ancora accertata, e di certo c’è solo che due anni fa Patitucci gli ha salvato la vitaO forse ne ha solo rimandato l’appuntamento con il destino. Non è chiaro, infatti, se l’omicidio sia stato commesso altrove in epoca successiva e in un territorio in cui l’autorizzazione dei cosentini non era più indispensabile.