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domenica 11 settembre 2022 | 11:21
Cronaca

Nel Catanzarese - La doppia vita dell’agente Cua: finte assunzioni per frodare l’Inps, spaccio, preservativi e una casa alle prostitute - Notizie

Dipendente del Comune di Fossato Serralta è finito ieri agli arresti domiciliari. Tra le numerose accuse contestate anche l’estorsione nei confronti di due extracomunitari prima contrattualizzati e poi costretti a sborsare 1.000 euro. Sedici gli indagati: tutti i NOMI

di Luana  Costa

Avrebbe favorito la prostituzione mettendo a disposizione un appartamento di sua proprietà situato a Stalettì a Jose Lisbardo Moreno Sanchez e anche ad altre donne. Si sarebbe poi reso disponibile a fornire preservativi alle prostitute, vendita di stupefacenti e trasporto per le donne fino alla abitazione di sua proprietà.

È questa solo una delle accuse che la Procura di Catanzaro contesta a Alessandro Cua, agente della polizia locale in servizio nel Comune presilano di Fossato Serralta, finito ieri agli arresti domiciliari per i reati di spaccio di sostante stupefacenti, estorsione e truffa.

Le attività di indagine condotte dalla Compagnia dei Carabinieri di Catanzaro hanno consentito di accertare come Alessandro Cua avesse «assunto mediante artifizi Hamid Ezzaari quale lavoratore domestico alle sue dipendenze, inducendo in errore l’Istituto nazionale per la previdenza sociale in merito all’autenticità del rapporto di lavoro procurandosi un ingiusto profitto».

Successivamente però «mediante la minaccia di non assumerlo più o di licenziarlo costringeva Ezzaari a corrispondergli indebitamente una somma di denaro pari a 1.000 euro, quale corrispettivo per l’assunzione ed il mantenimento del rapporto di lavoro». Lo stesso, secondo la ricostruzione degli investigatori, sarebbe avvenuto anche con la moglie di Ezzaari, Bouchra Bousetta: assunta con le stesse mansioni ma alle dipendenze di Massimo Longo e poi costretta a corrispondere a quest’ultimo la somma di 1.000 euro per non essere licenziata.

Alessandro Cua si sarebbe poi assentato più volte – secondo la ricostruzione degli investigatori – dal luogo di lavoro «con artifizi consistiti nell’uso indebito del proprio badge elettronico tramite “strisciata” sul dispositivo elettronico da parte di terzi lavoratori dipendenti del Comune di Fossato Serralta». In tal modo si sarebbe procurato «un ingiusto profitto rappresentato dalle somme di denaro corrisposte a titolo di retribuzione mensile per le ore non prestate».

Nei guai sono finiti anche altri due dipendenti del Comune di Fossato Serralta: Paolo Raimondo e Patrizia Pastore, rispettivamente responsabile dell’area tecnica e responsabile dell’area finanziaria dell’ente locale. Entrambi sono accusati di abuso d’ufficio. Pastore per aver omesso di segnalare formalmente all’area contabile finanziaria dell’ente la condotta assenteistica del dipendente Alessandro Cua e Pastore per aver omesso la contabilizzazione delle assenze di Cua emergenti dai tabulati orari di presenza propedeutici alla liquidazione della retribuzione lavorativa». In tal modo «non impedivano la consumazione del reato».

Tutti gli indagati

  • Alessandro Cua: 1974, Catanzaro (arresti domiciliari)
  • Massimo Longo: 1969, Catanzaro (arresti domiciliari)
  • Luigi Rotondo: 1988, Simeri Crichi
  • Vittorio Gentile: 1974, Catanzaro
  • Pietro Silipo: 1988, Catanzaro
  • Gianfranco Scerbo: 1988, Marcellinara
  • Roberto Valelà: 1993, Fossato Serralta
  • Salvatore Valleà: 1981, Pentone
  • Antonio Palaia: 2000 Fossato Serralta
  • Lorenzo Minoliti: 1999, Fossato Serralta
  • Antonio Merante: 1994, Pentone
  • Hamid Ezzaari: 1973, nato in Marocco e residente a Fossato Serralta
  • Bouchra Bousetta: 1981, nata in Marocco e residente a Catanzaro
  • Paolo Raimondo: 1971, Sellia Marina
  • Patrizia Pastore: 1970, Fossato Serralta
  • Wanda Marino: 1937, Catanzaro