Sezioni
Edizioni locali
Blog
giovedì 16 febbraio 2023 | 14:03
Economia e Lavoro

La vertenza - I tecnici assunti per il Pnrr (50 in Calabria) avvisano i Comuni: «Rimaniamo soltanto con contratto indeterminato» - Notizie

I professionisti individuati dal precedente governo Draghi sono attualmente contrattualizzati a tempo determinato per 36 mesi. Per perorare la loro causa si sono riuniti in comitato: «Per noi un trattamento diverso rispetto ai colleghi che lavorano al Mef»

di Massimo Clausi

I professionisti hanno scritto una lettera al ministro per la Coesione Raffaele Fitto

I tecnici assunti nei comuni del Sud per supportare l’azione dei Comuni nell’attuazione del Pnrr si sono costituiti ufficialmente in un comitato. Lo si apprende da una nota del comitato stesso che annuncia di aver inviato una lettera aperta al ministro per la Coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto. Nella missiva si chiede di «prevedere, nel decreto legge di prossima approvazione, la trasformazione dei nostri contratti in tempo indeterminato», è detto in una nota.

Come si ricorderà, questi lavoratori furono selezionati dall’allora Governo Draghi per il rafforzamento delle competenze e della capacità amministrativa delle pubbliche amministrazioni del sud Italia, oggi gravate di una nuova e straordinaria mole di lavoro per l’attuazione del Pnrr, cui non potrebbero far fronte con le – già limitate – risorse umane in organico, impegnate con l’attività ordinaria degli uffici. Nonostante questo delicato compito, i suddetti lavoratori sono stati contrattualizzati a tempo determinato con scadenza a 36 mesi.

«Questa forma contrattuale precaria non risulta tale da garantire i lavoratori - sostengono gli organizzatori del comitato - la precarietà opera invece da chiaro deterrente rispetto al pieno, efficace ed efficiente coinvolgimento dei lavoratori rispetto alle mansioni loro assegnate e alla loro integrazione nei rispettivi uffici. Prova ne sia la copiosa e costante “fuga” dalle posizioni lavorative in oggetto, tramite decine di dimissioni quotidiane, in favore di soluzioni magari meno desiderate o preferite, ma che gioco-forza prevalgono perché prevedono un contratto a tempo indeterminato, viste anche le varie opportunità occupazionali create dalla grande stagione di concorsi che sta interessando il nostro Paese».

Giusto per fare un esempio, al Comune di Corigliano Rossano erano stati assegnati tre professionisti: un operatore sociale e due esperti di progettazione. Gli ultimi due sono andati via quasi subito perché hanno trovato un lavoro a tempo indeterminato. Quindi il tentativo del Governo di supportare i comuni rischia di vanificarsi. Non solo, ma il comitato sottolinea anche una beffa, anzi una discriminazione fra i lavoratori assegnati agli enti locali e quelli invece che operano al Mef o nelle altre amministrazioni centrali. Per questi lavoratori, infatti, il Parlamento nell’iter di conversione in legge del decreto “Aiuti bis” prevede una stabilizzazione. “Al fine di valorizzare la professionalità acquisita dal personale assunto con rapporto di lavoro subordinato a tempo determinato […]”.

In questa precisa direzione, sempre con riguardo ai lavoratori del Mef e delle altre amministrazioni centrali, è notizia di oggi la previsione, nella bozza del DL PNRR di prossima approvazione, della possibile trasformazione dei relativi contratti in contratti a tempo indeterminato, addirittura a partire dal 1 marzo p.v., mentre nulla di analogo si prevede con riferimento a chi lavora invece negli enti locali. «Tali disposizioni dunque - conclude il comitato - se da un lato sono apprezzabili in quanto tracciano un percorso di stabilizzazione per i lavoratori in discorso, dall’altro lato introducono una inaccettabile e inammissibile disparità di trattamento tra lavoratori assunti con medesima ratio. Le norme in questione fungano dunque da apripista per ampliare contestualmente il bacino di lavoratori interessati dalla stabilizzazione. Lo stesso DL PNRR o il c.d. Milleproroghe appaiono le sedi elettive per attuare tempestivamente tale manovra, anche allo scopo di garantire il raggiungimento dei cd. “risultati intermedi” previsti dal PNRR, che altrimenti possono considerarsi a rischio».