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domenica 5 marzo 2023 | 10:51
Volti, Voci, Vite

Volti voci vite - Marco Cribari: «Siamo testimoni del nostro tempo, abbiamo l’obbligo di dire la verità» - Notizie

VIDEO | Approdato nel network LaC pochi mesi fa, Marco Cribari si racconta: «Sincero e curioso, in un buon giornalista batte un cuore sempre bambino»

di Patrizia De Napoli

Marco Cribari mastica giornalismo fin da quando aveva dieci anni. Risale ad allora, infatti, la sua prima pubblicazione, distribuita in proprio a familiari e amici, a cui dà il titolo “Rataplan” ispirato al cagnolino coraggioso del cartone animato Lucky Luke. 

Il suo esordio è segnato da una lunga gavetta: le corrispondenze per un quotidiano nazionale (Il Secolo d’Italia) poi quelle per il settimanale Mezzeuro e nel 2006 arriva la chance di entrare nella redazione del giornale Calabria Ora. Comincia come redattore di bozze, ma a seguito di un rimescolamento interno gli viene proposto di occuparsi di cronaca nera e giudiziaria. «Pensavo di essere pronto, forte anche della passione per i gialli di Agatha Christie trasmessami da mia madre, ma poi ho scoperto che la realtà è un po’ meno patinata».

Per lui fu la prima lezione di giornalismo. E da allora, sostiene di non aver mai smesso di imparare: «Il giornalismo è come la Juventus – sostiene – o è stile o è errore. In questo mestiere l’errore è sempre dietro l’angolo. Serve tanta umiltà».

Giornalista professionista, è appassionato e studioso degli anni Sessanta - «il periodo aureo della musica, del cinema, del costume. Sta tutto lì, in quel decennio» - e della cronaca giudiziaria ne ha fatto una metafora di vita: «Ogni giorno siamo attori inconsapevoli di un processo. Ci sentiamo vittime o carnefici, accusiamo o difendiamo il prossimo. Lo giudichiamo. In tutto ciò, noi giornalistiabbiamo un ruolo immutabile: quello di testimoni del nostro tempo. Abbiamo l’obbligo di dire la verità».

Otto anni a Calabria Ora, altri sette al Quotidiano del sud, e oggi che di anni ne ha 47 arriva per lui l’approdo al network LaC. 

Dai giorni radiosi di “Rataplan” è trascorsa un’era, ma rispetto a quei giorni, garantisce cheper lui poco o nulla è cambiato in termini di spirito. «Con Domenico Maduli e Maria Grazia Falduto ci siamo intesi a prima vista. La loro idea di giornalismo coincide con la mia: una missione che impone scelte e riflessioni mature, ma che è fatta soprattutto di curiosità e sincerità. E queste sono caratteristiche dei bambini».