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domenica 23 luglio 2023 | 09:00
Attualità

Tutti in piazza - Dal Pride di Reggio una forte richiesta di diritti: «Vogliamo superare le disuguaglianze, non siamo cittadini di serie B» - Notizie

VIDEO E FOTOGALLERY | Canti, cori e colori nel corteo che ieri ha sfilato per le vie della città dello Stretto, ma soprattutto una giornata di lotta e rivendicazione. Maesi (Arcigay): «Portiamo qui la nostra rabbia creativa ma anche il nostro desiderio di giustizia sociale»

di Anna Foti

Arriva al calar del sole al Waterfront. Un’onda di giovani ma anche famiglie, arrivati a Reggio Calabria da tutta la regione e anche da Messina. Un corteo ricco di canti, cori e colori quello del Pride in riva allo Stretto, ma anche di sorrisi e allegria. Almeno oggi. Perché c’è ancora tanto da fare: c’è chi si non dichiara, chi si nasconde, chi non sente riconosciuto il diritto di essere chi è.

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«Oggi sentiamo tutta la comunità»

«Giornate come queste ci rincuorano. Reggio a volte sembra avere una mentalità ristretta, invece oggi qui sentiamo tutta la comunità. Quindi forse anche a Reggio si può vivere, si può restare», dice una giovane che avanza con il corteo.

«Anche noi valiamo e ci meritiamo tutto questo. Siamo qui semplicemente per essere noi stesse, in questo clima meraviglioso», dice un'altra.

«Credo che sia necessario essere qui e lottare per i diritti di tutti. Spero che un giorno il pride non sia anche un giorno di protesta ma solo di festa per tutti», dice un altro partecipante al corteo.

E ancora: «Siamo qui anche per ricordare coloro che a causa delle azioni e delle offese omofobe non ci sono più».

In piazza il desiderio di giustizia sociale

In testa al corteo i promotori e le istituzioni. «Le nostre sono manifestazioni di lotta e di rivendicazione. Portiamo in piazza la nostra rabbia creativa ma anche il nostro desiderio di giustizia sociale. Vogliamo superare tutte le disuguaglianze e tutte le discriminazioni che le persone Lgbtq+ subiscono quotidianamente. Questa è anche la giornata della visibilità e dell’orgoglio alla quale hanno partecipato tanti giovani per rivendicare evidentemente un Italia diversa e migliore».

«Da qui, dal Sud arriva la richiesta più forte di diritti. Fare associazionismo e attivismo Lgbt in queste zone di frontiera significa davvero produrre il cambiamento dal basso e chiedere più diritti e più tutele per tutte le persone. Attraversiamo un momento buio in cui si tende a classificarci come cittadini di serie B. A fronte degli stessi doveri non abbiamo gli stessi diritti. Siamo qui per dire che tutto ciò è ingiusto e deve cambiare. Per resistere e per ribellarci a chi prova a imporre questo stato di cose. Siamo qui, insieme, per affermare che continueremo a lottare per una società più libera e giusta». È quanto ha dichiarato Natascia Maesi, la prima donna eletta presidente di Arcigay.

 

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