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martedì 9 gennaio 2024 | 19:19
Cronaca

In aula - Caso Bergamini, il medico legale della prima autopsia: «Non fu soffocato prima di finire sotto al camion» - Notizie

Francesco Maria Avato esclude dinamiche omicidiarie associate alla morte del calciatore del Cosenza: «Decesso causato dall'investimento». Confronto-scontro con i consulenti del pm e Fineschi, lo studioso che sostiene il metodo di analisi basato su una proteina, la glicoforina

di Marco Cribari

Prima di essere investito dal camion di Raffaele Pisano, Donato Bergamini non fu soffocato in modo meccanico. I segni di sofferenza polmonare rilevati in laboratorio sono successivi e non precedenti all’incidente mortale del 18 novembre 1989. In tal senso, la rottura dei suoi setti alveolari, non sarebbe una delle prove principe dell’omicidio, bensì una reazione dell’organismo a ben altro insulto: il passaggio del pesante automezzo sul suo corpo.

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Sono le conclusioni a cui è giunto il professor Francesco Maria Avato. Lui stesso lo ha spiegato in modo chiaro, quasi scolastico, nel corso dell’ennesima udienza – la cinquantatreesima – del processo che si propone di far luce sui tragici fatti di Roseto Capo Spulico e vede Isabella Internò imputata con l’accusa di omicidio volontario. Avato, che all’epoca dirigeva già l’istituto di medicina legale dell’Università di Ferrara, è colui il quale per primo ha eseguito l’autopsia sull’allora calciatore del Cosenza, a cinquanta giorni dal suo decesso. È un personaggio chiave della vicenda al quale, per troppo tempo, è stato assegnato il ruolo di oggetto misterioso. Oggi, infatti, era la prima volta in trentaquattro anni che veniva sentito con riferimento al caso Bergamini.

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