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martedì 23 gennaio 2024 | 20:00
Attualità

La storia - Francesca e la scelta di restare in Calabria: «Dobbiamo essere noi a riscrivere il racconto della nostra terra» - Notizie

La giovane, 33 anni, con il fratello manda avanti l'azienda agricola di famiglia a Marzi, nel Cosentino: «Spesso penso di andarmene via perché qui non ci sono servizi, poi penso che l'importante sia non restare inermi»

di Franco Laratta

Francesca Garofalo. A destra, con suo fratello Emilio

«Ho 33 anni e quello che posso dire è che ad un certo punto della vita c'è la voglia e l'euforia di mettere impegno e dedizione in favore del nostro territorio. Però bisogna essere molto bravi a mantenere attiva ed accesa la passione che è dentro di noi». Francesca Garofalo non ha voluto lasciare la Calabria, la sua terra, la montagna. Ed è orgogliosa dei risultati e di quanto ottenuto fra mille sacrifici e rinunce.

Hanno deciso di rimanere, lei e il fratello Emilio, con la famiglia nell’azienda agricola del papà Pietro Garofalo. Siamo in Contrada Pallone, comune di Marzi, in un’area immersa nella bellezza di monti e boschi che offrono la visione di paesaggi mozzafiato. Qui i due giovani fratelli sono pienamente impegnati per il territorio, per la Calabria, felici di avere fatto questa scelta. «Se non mettiamo impegno a restare curiosi, con la voglia di crescere e di imparare è normale che l'unica soluzione è quella di andare via».

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Una tentazione che c’è stata, perché è facile andare dove tutto è più semplice, dove ci sono ottimi servizi e infrastrutture. «Anch'io - dice Francesca - spesso mi alzo dal letto e penso di andarmene via perché qui in Calabria l'agricoltura non è come in Emilia Romagna. Qui, nei paesi interni della Sila, i servizi che ci sono nelle città non esistono».

Sì, è facile pensare di andare via. Ma poi… «Poi però penso che se vogliamo cambiare il racconto della Calabria, dobbiamo essere noi per primi (che ci abitiamo) a "scrivere" in modo diverso la storia della nostra terra. E allora poi, durante la giornata, cambio la visione del pensiero che faccio al mattino».Già, il racconto della nostra terra, spesso inadeguato, altre volte lontano dalla realtà: «A volte, penso che noi che ci battiamo per riscrivere un racconto diverso della Calabria, siamo come furono i Briganti. Ci teniamo davvero alla nostra terra. Tu sei tra i primi, altrimenti non faresti questo lavoro, non ci riusciresti o comunque lo faresti pure, ma ti verrebbe malissimo».E poi Francesca punta il dito contro il nemico più cattivo, l’indifferenza: «Lasciamolo un segno su questa terra, facciamo qualcosa, ma l'importante è non restare indifferenti, inermi, piatti, fermi. Solo a pensarci mi manca l'aria».

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Scriveva Masanuobo Fukuoka: "L'obiettivo finale dell'agricoltura non è la coltivazione dei raccolti, ma la coltivazione e la perfezione degli esseri umani". E Francesca ha cercato la perfezione nella sua terra, fra i castagni, nell'orto bio sinergico, una coltivazione che promuove meccanismi di auto-fertilità del terreno, ottima pur non trovando riscontro nell'attuale mercato agricolo. Di recente Francesca e il fratello con il quale condivide l’amore per la terra e la natura, è rimasta affascinata dalla struggente storia d'amore tra Krokus e Smilace, fino a provare la coltivazione dello zafferano con un piccolo impianto di 2500 bulbi e tanto timore di non fare la cosa giusta.A Francesca ed Emilio piace mettersi in gioco, provare cose nuove cose, non fermarsi mai. «In Calabria, nonostante tutto, queste sfide sono possibili. Ma occorre coraggio e determinazione. E soprattutto non fermarsi mai».