Sezioni
Edizioni locali
Blog
martedì 19 dicembre 2017 | 19:14
Cultura

FOTOGRAFIA | In mostra “In-Contro di vite non di demenze” - Notizie

Galleria “Mancuso” a Catanzaro ospiterà il progetto portato avanti da Simona Biafore. Al centro, la dignità della persona nonostante la malattia

di G. D.A.

Sensibilizzare il pubblico sul tema della demenza, sindrome che incide progressivamente sulla memoria ed il ragionamento. Con questo obiettivo, Catanzaro ospita il 22 e 23 dicembre la prima mostra terapeutico-fotografica “In-Contro di vite non di demenze” curata dalla fotografa Simona Biafore. L’evento, firmato RaGi, intende attuare una rivoluzione culturale atta a far comprendere che coloro che ne sono affetti sono prima di tutto persone. Individui con una propria dignità e con una vita da vivere nel pieno rispetto della propria essenza. Indispensabile, quindi, illustrare in che modo, a seguito della diagnosi, la vita di queste persone procede secondo logiche diverse.

L’esposizione di fotografie

L’esposizione si terrà all’interno della galleria “Mancuso” e si comporrà di 20 scatti. Costituirà un momento d’incontro tra il fruitore e i pazienti del Centro diurno “Spazio AlPaDe” gestito dalla RaGi. In questo spazio, tramite la metodologia Teci, ideata dalla psicologa e terapeuta espressiva corporea Elena Sodano, si cerca di contenere e curare le demenze.

La nascita del progetto

La curiosità nei confronti dell’argomento nasce dalla lettura del volume “Il Corpo nella Demenza” (Maggioli Sanità, 2017). Quanto realizzato è dunque frutto di un lavoro che si basa sulla riscoperta delle emozioni e di vissuti che la malattia non può cancellare:«I tre mesi a contatto con la realtà che ogni giorno si vive all’interno del Centro diurno ha cambiato per sempre il mio modo di concepire queste malattie – afferma Simona Biafore - perché mi ha fatto comprendere che le persone che ne sono affette hanno ancora molto da dare al mondo, contrariamente a quanto si è abituati a pensare».

!banner!

Al centro di “In-Contro”, il racconto di vite segnate dalla malattia. Persone che «continuano a stare al mondo e ad emozionarsi chiedendo solo di essere ascoltate e capite. Persone – conclude - che nonostante la loro devastazione neurologica continuano a dare amore, continuano a sorridere, a danzare, a scherzare, anche se la loro vita procede su un binario parallelo a quella che noi chiamiamo “normalità”». g.d'a.