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giovedì 14 giugno 2018 | 08:35
Cronaca

Migrante ucciso, il Ris di Messina per i rilievi su auto e scena del delitto FOTO - VIDEO - Notizie

Nella fabbrica dismessa a San Calogero, Soumaila Sacko cercava materiali di risulta per qualche riparo di fortuna insieme a due compagni ospiti della vecchia baraccopoli di San Ferdinando

di Cristina Iannuzzi

Massimo riserbo dal comandante del Ris di Messina, Davide Zavattaro, giunto a San Calogero per condurre le indagini tecnico scientifiche sulla morte di Soumaila Sacko, l’attivista sindacale di base impegnato contro lo sfruttamento dei migranti nella Piana di Gioia Tauro, avvenuta la sera del 2 giugno. A sparare e uccidere - secondo le indagini coordinate dalla Procura di Vibo Valentia - Antonio Pontoriero, 43enne, che non avrebbe tollerato la presenza di Soumaila e di altri due compagni, ospiti della vecchia baraccopoli di San Ferdinando, all’interno dell’ex fornace di località “La tranquilla” di San Calogero

In questa fabbrica dismessa di laterizi, sotto sequestro dal 2011, perché in essa sarebbero state seppellite 127mila tonnellate di rifiuti tossici, Soumaila non cercava altro che materiale di risulta per qualche riparo di fortuna. Ed è in questa fabbrica che il Ris ha effettuato i suoi rilievi, prima di concentrarsi sull’auto di Antonio Pontoriero. Si tratta della Fiat Panda bianca (che vedete in esclusiva nelle immagini in basso) che è stata indicata dai sopravvissuti all’attentato ed è divenuta per i carabinieri di Vibo e Tropea la chiave per una prima perentoria risposta al caso. 

Se, come sugli indumenti sequestrati all’indagato oggi in carcere, e come lo stub (i cui esiti si sapranno fra qualche mese), anche l’auto dovesse mostrare tracce di polvere da sparo, la posizione di Pontoriero potrebbe seriamente complicarsi. Rimane allo stato da ritrovare il fucile con il quale è stato aperto il fuoco all'indirizzo dei ragazzi del Mali. I carabinieri, impiegando anche lo Squadrone eliportato Cacciatori continuano a cercarlo senza sosta. Tutto ciò mentre si attende la liberazione della salma di Soumaila e la restituzione della stessa alla moglie e alla figlia in Mali.