Sezioni
Edizioni locali
Blog
giovedì 28 giugno 2018 | 14:02
Cultura

Presentato a Reggio il documentario “La terra degli alberi caduti” - VIDEO - Notizie

La video-inchiesta, realizzata dal giornalista Claudio Cordova, narra il dramma dei desaparecidos ma anche la collusione e le omissioni del governo messicano

di A. P.

«In Messico ci sono 33 mila desaparecidos, famiglie che sono decimante dalle sparizioni attuate sia dai narcotrafficanti ma, anche in combutta con lo Stato». Narcos e desaparecidos ma, anche corruzione e omissioni del governo. Questi i principali argomenti su cui si basa il documentario del giornalista Claudio Cordova. “La terra degli alberi caduti”, è stato presentato a  Reggio Calabria al Cine-teatro “Aurora”.

 

Un viaggio che dura 48 minuti e che snocciola non di certo l’immagine di un paese per anni costruita ad hoc su spiagge dorate bensì, offre uno spaccato nudo e crudo di una terra martoriata dalla criminalità organizzata, dalla violazione dei diritti umani, dalla povertà e dall’inefficienza e dalle collusioni delle istituzioni. È la prima volta che viene realizzata una video-inchiesta di questa portata: una discesa negli inferi raccontata attraverso la testimonianza diretta e le crude immagini delle tante vittime. Una produzione realizzata tra Italia e Messico “la terra degli alberi caduti” narra un dramma che è diventato ormai uno scandalo e che il panorama internazionale cerca di ignorare.

 

Circa 40 mila persone scomparse e più di 980 fosse comuni. In Messico corruzione e narcos vanno a braccetto in molti casi e in molte regioni. A pagare sono anche i giornalisti che tentano di raccontare queste vicende, casi di narco-politica, di pezzi dello Stato direttamente coinvolti con i gruppi di criminalità organizzata. In questa coincidenza di elementi - politica, cartelli della droga, affari - si nasconde il motivo della violenza contro i giornalisti. Una vera e propria “strategia della tensione” che non risparmia nessuno: emblematica la vicenda dei 43 studenti della scuola di Ayotzinapa, scomparsi per mano di forze dell’ordine e narcos. «In Messico è sempre più diffuso- ha affermato Cordova alla nostra testata- il fenomeno delle fossi comuni, ce ne sono quasi mille e lo Stato non solo non ricerca i corpi delle persone sparite ma, anzi lo vieta ai familiari. Le famiglie quindi sono costrette, a compiere le ricerche dei propri cari di nascosto. Ciò- ha concluso il giornalista- genera ulteriore disperazione nelle vittime che non trovano mai pace»