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sabato 29 settembre 2018 | 12:05
Politica

Preferenza di genere, il grande bluff del Consiglio regionale - Notizie

Puerili le giustificazione per il rinvio di una legge che i partiti, in maniera trasversale, non vogliono. Sullo sfondo le grandi manovre per mettere mano alla legge elettorale regionale che deve recepire le indicazioni date dalla Corte Costituzionale in ordine all'ingresso in Aula del miglior candidato perdente dopo il caso Ferro. Ma c'è chi pensa di poter allargare il campo di azione pur di non mollare la poltrona

di Riccardo Tripepi

Il Consiglio regionale prosegue la sua marcia di allontanamento dai cittadini. Lo spettacolo andato in scena a palazzo Campanella è stato indecoroso soprattutto nei confronti delle Associazioni, dei Comitati e di tutti i cittadini che negli ultimi anni si sono impegnati a sostegno dell’introduzione della doppia preferenza di genere. Una legge di cui si discute da troppo tempo e diverse legislatura e che i politici nostrani, evidentemente, non hanno alcuna intenzione di approvare. Specialmente dopo la sforbiciata ai posti al sole imposta dalla spending review, con il numero dei consiglieri ridotto da 50 a 30, nessuno vuole ulteriori complicazioni nella formulazione delle liste. Specialmente i partiti dell’attuale maggioranza che sentono puzza di bruciato e sanno che per molti degli attuali consiglieri il rischio di non venire rieletti alle prossime regionali è molto alto. Preoccupazione comunque condivisa anche dai banchi della minoranza che invece punta a fare bottino pieno.

 

Da qui parte la manovra, per certi versi infantile, messa in atto dalla Conferenza dei capigruppo con approvazione praticamente bipartisan del nuovo rinvio della legge firmata da Flora Sculco che pure ha voluto (fatto finta?) fidarsi delle assicurazioni fornite dai suoi colleghi. Tralasciando l’assenza di Mario Oliverio, in calendario da tempo e che invece la sua maggioranza ha scoperto solo qualche ora prima dell’inizio dei lavori dell’Aula, la motivazione reale del rinvio sembrerebbe essere legata alla necessità di adeguare la legge Sculco alla normativa nazionale. Il che dovrebbe riportare il testo in Commissione. Quanto tempo ci vorrà per arrivare alla sua approvazione? Perché l’adeguamento alla normativa nazionale non è stati avviato in precedenza? Interrogativi che non hanno avuto nessuna risposta. Così come è mistero fitto sull’iter della proposta di iniziativa popolare, con oltre 7mila firme raccolte, avviato dal Comitato presieduto da Giovanna Cusumano. Anche sulla discussione di questo progetto la presidenza del Consiglio aveva dato le più ampie rassicurazione, salvo dimenticarsene poi nella giornata di ieri.

 

La discussione sulla proposta di legge che vorrebbe introdurre la doppia preferenza di genere può dunque considerarsi un grande bluff. Lo dimostrano le stesse parole che Flora Sculco ha rivolto a Carlo Guccione e Arturo Bova, i due consiglieri che hanno votato contro il rinvio della legge. “Il voto contrario fa ben sperare per l’approvazione futura”. Come se la stessa Sculco insinuasse il dubbio che, a prescindere dai giochetti d’Aula, la volontà dei singoli consiglieri di arrivare all’approvazione della legge sia ancora tutta da dimostrare. Anche perché l’approvazione della normativa adesso rischia di incrociarsi con la necessità di mettere mano alla legge elettorale regionale. Almeno per adeguarla ai dettami della Corte Costituzionale dopo la sentenza Ferro. La normativa dovrà prevedere l’ingresso diretto in Consiglio per il miglior candidato governatore perdente. Un’occasione ghiotta per chi immagina, magari, di approfittare della situazione per apportare qualche ulteriore modifica. Nei corridoi di palazzo Campanella, da qualche giorno, rimbalza l’idea di inserire in Consiglio anche il secondo candidato perdente. Un modo per incoraggiare a formare nuove aggregazioni, magari fuori dai partiti tradizionali, per raccogliere transfughi e voti e rendere ancora più confuso il quadro. Da valutare la costituzionalità di una modifica di questa natura, ma di sicuro le grandi manovre sulla legge elettorale sono iniziate e rischiano di fagocitare anche la doppia preferenza di genere o, quantomeno, di farla diventare merce di scambio per ottenere il via libera ad altre modifiche.

Riccardo Tripepi

 

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