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venerdì 29 marzo 2019 | 11:34
Cronaca

«Ciro Russo un ladro di vita, ha rubato quella di mia figlia. Ora giustizia» - Notizie

Il papà di Maria Antonietta Rositani definisce così l’uomo che ha dato fuoco alla donna: «Si è rivelato un mostro». La 42enne intanto si è sottoposta al primo delicato intervento chirurgico al Centro grandi ustionati di Bari

di M. S.

Maria Antonietta Rositani

«Io, 20 anni fa, non avrei mai dato mia figlia ad una persona che si è poi rivelata un mostro». È un papà addolorato, è un papà che non si dà pace, è il papà di Maria Antonietta Rositani, la donna di Reggio Calabria alla quale l’ex marito ha dato fuoco. I familiari sono lì accanto a lei, a darle tutta la forza e il coraggio necessari per affrontare la delicata situazione. Maria Antonietta ha oltre il 50% del corpo ustionato, ha già subito un primo intervento effettuato con l’apporto delle cellule staminali. Maria Antonietta è una donna, una mamma forte che non si arrende neppure di fronte al dolore che non lascia scampo, alle ferite del corpo e dell’anima.

Non può arrendersi, non può farlo soprattutto per i suoi figli per i quali combatte tutti i giorni. E anche la sua Annie, la figlia maggiore, da quel maledetto giorno, si batte facendosi portavoce della madre e promettendo impegno affinché simili episodi non accadano più.

«Per me era come un figlio». Ha dichiarato a Storie Italiane Carlo Rositani, il padre della 42enne ricoverata al Centro grandi ustionati di Bari riferendosi a Ciro Russo, l’ex marito della donna ora in carcere. «Adesso lo definisco un ladro di vita perché ha rubato la sua stessa vita e quella di mia figlia a noi che siamo i genitori e a tutti. Quello che ha fatto non ha giustificazioni. Noi siamo persone per bene, la mia bambina è una persona per bene. Speriamo che la giustizia faccia il suo corso e che questo sia l'ultimo episodio di questo tipo. Maria Antonietta è la mia bambina. Ricordo ancora quando la portavo al parco in carrozzella… E poi a vent'anni si è fidanzata, ha conosciuto quest'uomo, un carabiniere. Lasciò l'Arma dei carabinieri per stare con lei. Pensavamo fosse amore vero. Ma poi – continua Carlo Rositani - come accade spesso, ci fu il primo schiaffo e lei non si ribellò. Poi il quarto e il quinto. E poi si finisce al cimitero o, come mia figlia, qui a piangere».

 

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