Sezioni
Edizioni locali
Blog
mercoledì 17 aprile 2019 | 19:48
Cronaca

«Di uranio impoverito si continua a morire». Soverato piange il maresciallo Daniele Nuzzi - Notizie

VIDEO | Per l'Osservatorio militare si tratta della vittima numero 365. Commozione e dolore al funerale del 48enne morto di cancro. Il ricordo di amici e colleghi: «Un esempio di onestà e rigore, un angelo»

di Rossella  Galati

Una chiesa gremita, sulla bara il tricolore e sui volti tanta tristezza. A Soverato è il giorno dell’ultimo saluto a Daniele Nuzzi, maresciallo maggiore dei Carabinieri gruppo militare operativo Tuscania, morto all’età di 48 anni. L’ex parà, per diversi anni in servizio alla compagnia Carabinieri di Forlì, sarebbe venuto a contatto con uranio impoverito nel corso di varie missioni all’estero, in particolare in ex Bosnia, fino ad ammalarsi di cancro. Secondo l'Osservatorio militare si tratta della vittima numero 365.

Esempio di grande generosità

Per molti un grande esempio di onestà e rigore, un angelo – ricordano i suoi amici sui social - a protezione di Ilaria Alpi a Mogadiscio in Somalia, dei giudici Falcone e Borsellino a Palermo, un uomo anti-sequestri in Sardegna, sempre nell’ombra e al freddo. «Lui è stato sempre così, al di là del lavoro che faceva – commenta l’amico Luigi Quintieri -. Daniele è uno di noi, uno dei migliori ragazzi di Soverato. Una persona con il cuore grandissimo e sempre disponibile con tutti. Lascerà un vuoto enorme tra gli amici e i familiari».

Carabinieri in lutto

Un vuoto che Daniele lascerà anche nell’Arma dei Carabinieri, in quel corpo che ha servito con la vita. «Oggi va via Daniele, era uno di noi, un uomo che ha dedicato gran parte della sua vita al servizio dell’Arma e delle Istituzioni – afferma il comandante della compagnia dei Carabinieri di Soverato Gerardo De Siena affiancato dal comandante provinciale Marco Pecci e da tanti altri colleghi -. Ha ricoperto incarichi di elevato rischio operativo ed è per questo motivo che è giusto essere qui oggi e stringerci attorno alla famiglia. In questi casi è difficile trovare un colpevole e non spetta sicuramente a me farlo ma a prescindere da tutto resta un grande dolore».