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venerdì 17 maggio 2019 | 12:21
Cronaca

Giuseppe Ruffolo punito con la morte per uno sgarro al clan Lanzino-Patitucci - Notizie

VIDEO-FOTO | Ucciso per aver omesso di far confluire parte degli illeciti guadagni proventi dell'attività usuraia nella bacinella dell'organizzazione criminale. Arrestati presunti killer e mandante

di Salvatore Bruno

Cosenza, la conferenza stampa su omicidio Ruffolo

È maturato negli ambienti dell'allora egemone clan Lanzino-Patitucci, l'omicidio di Giuseppe Ruffolo, assassinato a 33 anni in Via degli Stadi a Cosenza, con sei colpi di pistola calibro 7,65. Era la sera del 22 settembre del 2011. Secondo gli inquirenti, fu Massimiliano D'Elia a premere il grilletto: a bordo di uno scooter ha prima affiancato l'auto di Ruffolo, poi ha esploso contro la vittima un intero caricatore. Ruffolo riuscì a trascinarsi fuori dal veicolo per chiedere soccorso, ma giunse cadavere all'ospedale dell'Annunziata.

Lo sgarro alla cosca egemone

Il delitto venne ordinato da Roberto Porcaro, tra i reggenti della cosca, per punire l'attività usuraia di Ruffolo, condotta in proprio e senza far confluire i proventi nella bacinella dell'organizzazione criminale. Massimiliano D'Elia, 33 anni di Carolei, e Roberto Porcaro, 35 anni, di Cosenza, entrambi con diversi precedenti di polizia, sono stati arrestati nell'ambito di un'operazione coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia sotto le direttive del Procuratore Nicola Gratteri e del sostituto Camillo Falbo.

Stretta collaborazione della polizia di stato

I particolari sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa presieduta dal Questore di Cosenza Giovanna Petrocca, alla quale sono intervenuti il dirigente della squadra mobile di Cosenza Fabio Catalano, il vicedirigente dlla squadra mobile di Catanzaro Angelo Paduano, e Cristian Maffongelli del Servizio Centrale operativo. Determinante il contributo di alcuni collaboratori di giustizia, le cui dichiarazioni sono state minuziosamente e puntualmente riscontrate dagli inquirenti. Oltre che dell'omicidio aggravato dal metodo e dall’agevolazione dell’associazione mafiosa, i due arrestati dovranno rispondere anche anche di porto illegale di armi.

 

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