Economia e Lavoro

Doccia freddaCancellati gli incentivi per chi assume al Sud, imprenditori calabresi spiazzati: «Così non possiamo competere»

Il presidente di Confindustria Calabria Aldo Ferrara critica la decisione del Governo che ha improvvisamente eliminato lo sgravio del 30% dei contributi: «Scontiamo infrastrutture inadeguate che aumentano i costi. La decontribuzione serve a compensare». Preoccupazione anche per il depotenziamento della Zes

di Massimo Clausi
3 maggio 2024
16:31
Aldo Ferrara
Aldo Ferrara
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Il cellulare di Aldo Ferrara, presidente regionale di Confindustria, è rovente. La notizia del taglio improvviso della “decontribuzione Sud” ha spiazzato gli imprenditori calabresi, ma soprattutto ha messo in crisi la loro programmazione. In tanti gli stanno chiedendo chiarimenti che Ferrara in questo momento non può dare.

Ricordiamo che la misura era stata varata dal Governo Conte II nel 2020, poco prima della pandemia, e prevedeva uno sgravio del 30% sul costo del lavoro per  quest’anno e il prossimo, al 20% per gli anni 2026 e 2027 e al 10% nell’ultimo biennio 2028-2029. Invece il Governo ha deciso che dal primo luglio non si applicherà più una misura che secondo alcuni studi aveva portato solo al Sud 1,4 milioni di nuove assunzioni.


La decontribuzione, fra l’altro, era stata pensata come misura compensativa del fatto che produrre al Sud costa di più perché mancano infrastrutture e servizi.

«Sono d’accordo con la premier Meloni sul fatto che il Sud non può vivere di cure metadoniche di contributi a fondo perduto - dice il presidente Ferrara - ma chiediamo la possibilità di combattere ad armi pari perché è un dato di fatto che produrre al Sud sia molto più oneroso per la distanza dai mercati e la carenza di una serie di servizi. Non lo dico io, ma da ultimo anche la Svimez recentemente audita alla Camera, ha sottolineato la necessità di una perequazione infrastrutturale con riferimento all’alta velocità, ma anche banalmente alla mobilità complessiva».

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Il problema è che la cancellazione della decontribuzione è solo l’ultimo provvedimento che rischia di impattare negativamente sulle strategie di sviluppo per il Mezzogiorno. «La sensazione che abbiamo noi imprenditori è che la coperta sia corta - continua il presidente di Confindustria - non c’è solo la questione della decontribuzione, ma ci ha spiazzati anche il depotenziamento della Zes, non solo perché si è allargata l’area di competenza a tutto il Sud con una dotazione finanziaria insufficiente, ma anche per l’assenza del decreto legge sul credito d’imposta. Se a questo aggiungiamo la fine della decontribuzione e l’impatto che avrà sull’economia l’autonomia differenziata c’è davvero da essere preoccupati».

C’è poi un altro nodo che Ferrara sottolinea con forza ed è la questione del cuneo fiscale. Nell’ultima legge di bilancio, su proposta di Confindustria, si era finanziata la riduzione per il solo 2024. Che succederà per il prossimo anno? Anche su questo gli imprenditori chiedono chiarezza e soprattutto misure stabili perché l’economia ha bisogno di programmazione e non può vivere sugli umori della politica.

Naturalmente tutti questi aspetti devono fare i conti sulle nuove regole licenziate dall’Unione Europea sul patto di stabilità, altra prova dell’assoluta irrilevanza dell’Italia a Bruxelles visto che il centrodestra e il Pd, ovvero i principali partiti italiani di governo e opposizione, si sono astenuti. Eppure il patto di stabilità non è solo questione ragionieristica ma impatta sull’economia ma anche sul Welfare.

«Noi come Confindustria facciamo la nostra parte che è quella di incalzare il Governo con le nostre proposte, fra cui quella, recepita, del cuneo fiscale - conclude Ferrara -. Avremo un nostro rappresentante nel comitato tecnico della cabina di regia sulla Zes, insisteremo molto per il ripristino della decontribuzione. Questo perché i bandi della Regione hanno un’ottima visione di futuro e gli imprenditori stanno aderendo in maniera convinta. Salutiamo anche con soddisfazione la riforma del Corap che può rilanciare le nostre zone industriali, ma tutti devono fare la loro parte non per regalare sussidi al Sud, ma per incidere su alcune condizioni di contesto che riguardano la logistica, i servizi, le infrastrutture, ma anche una Pubblica amministrazione realmente efficiente. Vorrei ricordare a tutti il monito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che, nostro ospite nello stabilimento Assolac di Castrovillari, ha sottolineato come il Paese può crescere solo se cresce il Sud. Un concetto questo che ritengo che debba essere sposato da tutti, a tutti i livelli. Allora lo ripeto: gli imprenditori del Sud non vogliono nulla di particolare, ma solo di essere messi nelle condizioni di combattere ad armi pari».

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La possibilità ad oggi sembra sfumare anche perché il Governo sta pensando di sostituire la decontribuzione con  i bonus “giovani, donne, Sud” varati nel Decreto Coesione. Questi benefit, però, si applicano solo a nuove assunzioni a tempo indeterminato basate sull’età o il genere e la lontananza dal mercato del lavoro. Non certo a tutti i dipendenti come la decontribuzione. Una volta tanto, quindi, sono i datori di lavoro che si preparano ad un autunno che rischia di essere davvero caldo.

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