Il caso

Centri estivi “interdetti” ai bimbi disabili, Minasi: «Genitori costretti a pagare in più per educatori ad hoc»

Il caso sollevato dai genitori di bambini. L’assessore regionale rende noto che è stato rifinanziato il fondo da 50 milioni: «I Comuni s’attivino»

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di Redazione
20 giugno 2022
18:13

Centri estivi “interdetti” a bimbi disabili se non a fronte del pagamento di una quota aggiuntiva. Il caso, sollevato dall’Associazione italiana persone down di Cosenza, è stato ripreso dalla stampa e ribattuto dall’assessore alle Politiche sociali della Regione Calabria, Tilde Minasi: «Sono venuta a conoscenza, grazie a notizie di stampa, di una vicenda che trovo incresciosa e su cui non posso non intervenire. Riguarda - spiega - le famiglie che si son viste rifiutare l’iscrizione dei propri bambini disabili ai centri estivi, salvo il pagamento di una quota aggiuntiva rispetto alla retta prevista per tutti gli altri, da destinare all’assunzione di un operatore specializzato nell’assistenza a questi bambini. Come possiamo continuare a parlare di “inclusione” – si chiede - quando poi proprio chi questa inclusione la dovrebbe praticare in concreto, dà invece vita a discriminazioni del genere?».

 


 Le segnalazioni – pervenute nelle ultime settimane al Centro antidiscriminazione “Franco Bomprezzi” di Ledha-Lega e confermate, in Calabria, dall’Associazione italiana persone down di Cosenza, riguardano l’accesso ai centri estivi dai bimbi con disabilità. All’origine vi sarebbe la mancanza di educatori. In base a quanto ricostruito dall’assessore regionale «i genitori che hanno voluto accedere comunque al servizio hanno dovuto fornirsi di educatore “personale”, pagarlo cioè a parte, in più rispetto alle altre famiglie. Un trattamento differenziato per chi è diversamente abile, che ha inevitabilmente comportato l’esclusione delle famiglie meno abbienti».

 

«È già grave che Associazioni, quindi soggetti privati, che organizzano e gestiscono un servizio così prezioso sia per le famiglie che per la crescita stessa dei ragazzi, lo abbiano fatto senza prendere in considerazione le esigenze dei bimbi disabili e abbiano dunque subordinato la presenza degli appositi educatori alla corresponsione di una retta più cara per loro.  Ma – afferma Minasi – è ancora più grave quando tutto questo avviene nei centri estivi dei Comuni, che sono i primi a dover invece offrire servizi sociali efficienti e pari opportunità alle loro comunità.  Invito perciò tutti coloro che ruotano attorno a questo settore a impegnarsi per reperire i soldi necessari alla copertura di questo bisogno e colgo l’occasione per comunicare che la Presidenza del Consiglio dei Ministri, Dipartimento Politiche per la famiglia, ha rifinanziato, con gli stessi criteri dello scorso anno, il fondo per i centri estivi da 50 milioni di euro, che potranno essere utilizzati proprio per queste attività».

 

«Le amministrazioni comunali, dunque – dice ancora l’assessore – si attivino immediatamente per accedere al fondo ed evitare il ripetersi di situazioni così discriminatorie. Stiamo lavorando intensamente sui territori per l’inclusione sociale delle persone più fragili, tra cui in particolare quelle con disabilità, inclusione che richiede innanzitutto un cambio di mentalità». «Non possiamo perciò consentire che questo lavoro sia vanificato da muri costruiti proprio sui e dai territori stessi. Diamoci da fare tutti insieme per offrire davvero, nei fatti, le pari opportunità di cui tanto parliamo e a cui tutti hanno diritto», conclude la Minasi».

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