Su il parroco di Caulonia e il sindaco di Villa San Giovanni, giù Matteo Renzi e Nico Stumpo

Aveva lasciato in divieto di sosta la sua auto durante la processione del mercoledì Santo e si era preso una multa dai vigili urbani. Ma il parroco di Caulonia non si è scoraggiato e ventiquattrore dopo è comparso agli occhi dei fedeli in sella a un cavallo scortato da figuranti travestiti da centurioni. Complimenti per l’ironia, ma il cavallo aveva bollo e assicurazione?

Il sindaco di Villa San Giovanni non le manda certo a dire al ministro Matteo Salvini, che porta avanti il progetto del Ponte sullo Stretto senza confrontarsi minimamente con le istituzioni locali. «Questa città non vuole essere la città sotto il ponte», dice Giusy, ma noi la tranquillizziamo. Se continua a fare strafalcioni, a dormire sotto un ponte ci finisce Salvini: da disoccupato.

Rischiava di tornare in sedia a rotelle ma grazie a un percorso chirurgico gratuito potrà curarsi e proiettarsi in un futuro migliore. Ha ancora i segni della violenza del marito, che tentò di ucciderla dandole fuoco, ma lei ora ha una speranza. «Se quell’uomo torna libero devo poter correre», dice. E noi dobbiamo fare in modo che lei non debba correre per scappare, ma solo per essere felice.

Da rottamatore a direttore “non responsabile” del Riformista, Matteo disorienta tutti. Ha avvertito Calenda 5 minuti prima del passaggio di consegne con Sansonetti, vuole intervistare la Meloni e a chi si era quasi commosso ha annunciato che le querele ai giornalisti non ci pensa proprio a ritirarle. Al senatore-direttore giunga il nostro augurio di cuore: Matteo, stai sereno.

«Abbiamo programmato lo start operativo di Azienda Zero per il primo di luglio», ha dichiarato il commissario straordinario, aggiungendo: «È una fase anche questa complessa e ci siamo dati sei mesi di tempo per una piena operatività dal 1 gennaio 2024». Giuseppe, ma qui dovevate essere operativi da mesi, altro che luglio o gennaio: più che Azienda Zero, questa è Azienda Zero Tituli.

L’esponente di Articolo Uno eletto alla Camera nella lista Pd era dato in entrata nella segreteria nazionale di Elly Schlein, invece è rimasto fuori. Sempre imposto nelle liste in posizioni top, proposto in ogni dove manco fosse Berlinguer, si pensava che un posto a tavola glielo avrebbero dato anche questa volta. Peccato che nel ristorante Schlein siano rimasti solo posti in piedi.