Quando i lidi diventano business per la ‘ndrangheta (VIDEO)

Diversi gli stabilimenti sequestrati in Calabria e non solo alla criminalità organizzata.
di Tiziana Bagnato
7 settembre 2016
10:09

Anche l’estate è un business della ‘ndrangheta. Non solo per le più volte verificate ingerenze nella gestione dei depuratori, ma anche per le mani messe, in maniera più diretta, nella gestione dei lidi balneari. Lidi che possono rivelarsi una vera e propria miniera d’oro se si pensa che, ad esempio, la cifra media versata allo Stato è di 1200 euro a fronte di ricavi centinaia di volte maggiori. Specie poi, quando, la gestione viene data in subaffitto.

 


E la ‘ndrangheta, così come in altri settori, non si limita a mettere gli occhi solo sulle proprie zone, ma allunga i tentacoli anche altrove. Come ad esempio in Liguria. Dove lo scorso giugno, dopo l’arresto e la sospensione del sindaco di Lavagna Giuseppe Sanguineti, sono stati sequestrati diversi stabilimenti balneari del lungomare gestiti, secondo l’accusa, dalle famiglie Nucera e Roda-Casile della ’ndrangheta. Secondo l’accusa il primo cittadino in fase di campagna elettorale avrebbe, in cambio del sostegno nella raccolta dei voti, promesso alle famiglie il prosieguo delle loro attività balneari, evitando controlli e rinnovando tacitamente le autorizzazioni fino ad allora date.

 

A maggio 2011 finiscono nel mirino delle forze dell’ordine diversi stabilimenti balneari della riviera romagnola che risultano essere patrimonio di appartenenti alla ‘ndrangheta.

 

Gestiva direttamente perfino le forniture di posate e tovaglioli il clan Alvaro di Rossano Calabro, reale proprietario del lido Colaiunco. Stabilimento balneare molto noto, il lido era formalmente intestato ad un prestanome ma nella realtà era totalmente gestito da Cosimo Alvaro. Tiziana Bagnato

 

Giornalista
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