Assoluzione Aiello: «Sempre avuto un’incrollabile fiducia nella giustizia»

Ieri la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto dalla Procura generale. L’avvocato Raimondi: «Chi risponderà ora di quattro anni di autentico calvario giudiziario e mediatico?»
di Luana  Costa
24 novembre 2017
11:27
Pietro Aiello
Pietro Aiello

«È stata necessaria davvero una incrollabile fiducia nella giustizia per arrivare, quatunque assai provato, al termine di questi tre gradi di giudizio». È stato questo il commento a freddo del senatore Pietro Aiello alla notizia giunta ieri in tarda serata della dichiarazione di inammissibilità del ricorso proposto dalla Procura generale dinnanzi alla Corte di Cassazione.

 


Estraneo ai fatti

«In questo momento, di intensa emozione per veder riconosciuta, ancora una volta, la mia totale estraneità ai fatti imprudentemente ascrittimi, il mio pensiero va alla mia famiglia, alla quale è stata inflitta un’umiliazione inqualificabile e che, pur tuttavia, con l’incoraggiamento e con tanto amore paziente mi ha sostenuto in tutto, ai miei amici ed ai miei elettori, i quali con il loro sostegno e la loro amicizia non mi hanno mai lasciato solo. Un pensiero riconoscente e grato rivolgo al mio difensore, il professore e avvocato Nunzio Raimondi, il quale con grande professionalità e passione leonina, mi ha coperto con la sua toga intemerata, portandomi all’esito felice di questo lungo processo con dedizione ed umana partecipazione. Posso ora riprendere la mia strada di servizio alla mia comunità, agli ultimi e non protetti, guardando, con fiducia, al futuro».

 

Gogna mediatica e giudiziaria

Il politico era accusato di corruzione elettorale in relazione alle elezioni regionali del 2010 ed era già stato assolto da tale accusa in primo grado dal Gup di Catanzaro. Anche il difensore del senatore Aiello, l’avvocato Nunzio Raimondi, dopo la lettura della sentenza, ha dichiarato: «Il senatore Piero Aiello è stato definitivamente assolto dalla più infamante delle accuse per un politico: esser sceso a patti con la criminalità. È stato questo un processo nel quale la pubblica accusa ha esercitato in pieno le sue prerogative ed i rimedi previsti dalla legge, dapprima per chiedere l’arresto, ottenendo il rigetto delle proprie richieste complessivamente da parte di tredici giudici, dipoi nei giudizi di merito, dovendo prendere atto di due assoluzioni e, da ultimo, subendo un giudizio di inammissibilità del ricorso da parte dei giudici di legittimità, collezionando così il rigetto dell’ipotesi accusatoria, nei vari gradi di giudizio cautelare, di merito e di legittimità, da parte complessivamente di ventitré giudici. Orbene, se anche questa ultima decisione premia il non formale rispetto d parte del senatore Aiello per le leggi e per i giudici chiamati ad applicarle, rimane lo stupore per una così pervicace insistenza dell’organo d’accusa nel perseguire una persona perbene, completamente estranea ai fatti e sorge, quindi, legittimo l’interrogativo di chi debba ora rispondere di quattro anni di autentico calvario, giudiziario e mediatico, verso un uomo pubblico onesto, corretto e coraggioso. Penso che su questo aspetto occorra una seria riflessione pubblica che, aldilà di trionfalismi quotidianamente sbandierati da chi dovrebbe soltanto operare, nella discrezione e nel silenzio, come organo di giustizia, faccia comprendere al popolo, nel cui nome la giustizia è amministrata, il senso di tali indescrivibili ed interminabili sofferenze, inflitte a cittadini palesemente estranei a fatti di rilevanza penale».

 

l.c.

Giornalista
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