‘Aldo Moro rapito con le armi della 'ndrangheta'

A parlare è Raffaele Cutolo detenuto al 41 bis di Parma: 'Ci fu un patto tra le Br e le cosche calabresi'
di Manuela Serra
18 novembre 2015
14:32

Per la prima volta, dopo quasi cinquant’anni di silenzioso carcere, a parlare è Raffaele Cutulo, che avrebbe deciso di collaborare con lo stato. Una scelta clamorosa, rivelata e ricostruita da Repubblica.


Cutolo riferisce di un patto fra le Brigate Rosse e le cosche calabresi della 'Ndrangheta. Questa la versione fornita agli inquirenti sul caso del rapimento e dell'uccisione di Aldo Moro.


 

‘Le armi usate dal commando terroristico per sequestrare e uccidere il presidente della Democrazia Cristiana e gli uomini della sua scorta provenivano dall'arsenale della 'Ndrangheta in cambio di una contropartita coi terroristi. Uno scambio di cui erano al corrente anche pezzi deviati dei servizi segreti’.

 

'Quando ero nel carcere di Ascoli Piceno, seppi che, in epoca immediatamente antecedente al sequestro Moro, ci furono ripetuti contatti di membri delle Br con ambienti ndranghetisti – riferisce ancora - al fine di acquisire armi in favore dei terroristi, armi da utilizzare per l’assalto di via Fani', dove Moro fu rapito dopo una carneficina nella quale rimasero uccisi i cinque uomini della scorta.

 

È il 14 settembre 2015 quando dal 41bis di Parma Cutolo rilascia dichiarazioni spontanee, registrate su un file audio dal luogotenente dei carabinieri Giuseppe Boschieri e dal magistrato Gianfranco Donadio, entrambi consulenti della Commissione parlamentare d’inchiesta sul rapimento e la morte di Aldo Moro. Si tratta di un documento secretato, il solo coperto da segreto, di tutti i 41 documenti messi agli atti dall’organismo parlamentare.

 

Giornalista
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