Alta tensione 2, la Cassazione annulla e dispone un nuovo processo per l’ex assessore Plutino

Diventa definitiva la condanna per il reato di associazione mafiosa, ma viene annullata quella per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Ricorsi rigettati per tutti gli altri imputati
di Consolato Minniti
12 dicembre 2017
21:02

Sono diventate tutte definitive le condanne nel processo “Alta tensione 2”. Nella serata di oggi la prima sezione della Corte di Cassazione ha infatti rigettato tutti i ricorsi presentati dagli imputati. Tranne uno. Quello dell’ex assessore comunale di Reggio Calabria, Giuseppe Plutino, per il quale è stato disposto un nuovo processo d’Appello, per il solo reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. È stato infatti parzialmente accolto il ricorso presentato dagli avvocati Andrea Alvaro e Marco Gemelli, che hanno difeso Plutino durante i tre gradi di giudizio.

La posizione dell’ex assessore

Plutino, come si ricorderà, nel grado d’Appello era stato condannato a nove anni di reclusione (18 anni in primo grado) e, in accoglimento del ricorso del pubblico ministero, gli era stata riconosciuta la piena partecipazione all’associazione mafiosa con le cosche Caridi-Borghetto-Zindato, operanti nei quartieri di Modena- San Giorgio. Era stato invece assolto dall’accusa di estorsione aggravata ai danni dell’ex consigliere Giovanni Nucera, in merito all’assunzione di Maria Cuzzola nella struttura di palazzo Campanella, facente capo proprio a Nucera. La Cuzzola, infatti, è figlia di Natale Cuzzola nonché nipote di Gino Borghetto, ritenuto dagli inquirenti il vertice della cosca Borghetto-Zindato. Per i giudici d’appello non c’erano elementi a sufficienza per decidere sulla sua responsabilità penale. Fu invece condannato per quanto concerne la tentata estorsione ai danni di Nucera. L’episodio è quello ormai famoso e relativo alla tanica di benzina che fu rinvenuta sull’auto del politico, residente nel quartiere di San Giorgio Extra, e motivato con il mancato rinnovo del contratto sempre a Maria Cuzzola nella struttura di Nucera che, nel durante il processo, per i suoi rapporti con i Condemi, fu accusato di corruzione elettorale. Ora, dunque, per l’ex assessore dell’epoca Scopelliti, grazie al lavoro degli avvocati Alvaro e Gemelli, ci sarà un nuovo processo, seppur per un singolo capo d’imputazione che, però, essendo comunque l’accusa più grave sotto il profilo del trattamento sanzionatorio, potrebbe portare – in caso di assoluzione – alla scarcerazione, in considerazione degli anni già scontati in regime di custodia cautelare. Definitiva invece la condanna – con una pena a questo punto da quantificare – per il reato di associazione mafiosa.


Gli altri imputati

Stangata, invece, per gli altri imputati del processo. Ricorsi rigettati per tutti e pene severe confermate in via definitiva: 20 anni a Domenico Condemi, 11 anni e 6 mesi per Vincenzo Rotta; 11 anni a Vincenzo Lombardo, 11 anni e 6 mesi a Rosario Calderazzo, 9 anni e 6 mesi a Leo Caridi, 10 anni a Natale Cuzzola, 9 anni e 6 mesi a Diego Quartuccio, 10 anni e 6 mesi a Giuseppe Pasquale Esposito, 2 anni ad Antonino Casili, 4 anni e 8 mesi a Natale Paolo Alampi. Erano stati invece assolti da tutte le accuse in Appello, Filippo Condemi e Diego Rosmini. Così come anche il poliziotto Bruno Doldo, assolto sia in primo che in secondo grado con formula piena dall’accusa di aver rivelato informazioni riservate alla cosca.

 

Consolato Minniti

Giornalista
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