Arpacal, nuova acquisizione di atti

Gli uomini della Guardia di finanza e del Nisa hanno prelevato atti nella sede dell'Agenzia regionale per la protezione all'Ambiente. A caccia di riscontri sull'esistenza di possibili frodi di natura fiscale
di Gabriella Passariello
2 febbraio 2016
12:26

Sono tornati nella sede dell'Agenzia regionale per la protezione all'Ambiente. Gli uomini delle Fiamme gialle e del Nisa hanno bussato alla porta dell'Arpacal per acquisire nuovi atti nell'ambito dell'inchiesta su un presunto appalto irregolare, relativo ad un immobile di tre piani ubicato a Castrolibero, dove sarebbero dovuti sorgere i laboratori Arpacal. Un immobile costato 2milioni 152mila euro, oggetto di una gara annullata e poi ripescata con un solo concorrente, aggiudicatario del bando. La Efim finanziaria del gruppo Dodaro. Questa volta l'accesso agli atti non riguarda il profilo squisitamente penale, ma fiscale. Accertamenti volti a verificare la sussistenza di profili di danno all'erario e possibili frodi. Una vicenda che risale al 2009 con un bando bloccato nel mese di giugno 2010 dal professore Mollace, che aveva chiesto il parere di fattibilità all'avvocato Valerio Donato, uno tra i più noti amministrativisti in Calabria, entrambi sentiti, tra gli altri dal pm titolare delle indagini Alessandro Prontera, in qualità di persone informate dei fatti . Una decisione, quella di stoppare il bando, a cui si è giunti dopo un'attenta istruttoria. Il motivo? La naturale destinazione dell'immobile era per uffici pubblici e non per laboratori. E non è poco visto che l'oggetto del concorso era per l' "acquisto dorsale laboratoristica". Ma c'erano anche altri parametri tecnici che non andavano. Si arriva però ad un cambio di rotta nel settembre 2010. Sotto la giunta Scopelliti viene nominata Sabrina Santagati, commissario biologico che decide, come primo atto dopo l'insediamento, di revocare l'annullamento del bando di gara, senza richiedere alcun parere tecnico, senza tener conto dell'analisi condotta da Valerio Donato, docente all'università Magna Grecia ed esperto nel settore, se non dopo aver fatto resuscitare il bando. Pareri che avrebbero comunque confermato aposteriori la fattibilità del bando, smentito il precedente stop. Bisognerebbe capire a questo punto quale sarebbe stato il parere più autorevole. Ma il vero problema dov'è? Il termine per chiudere l'aggiudicazione definitiva di gara era il 31 dicembre del 2010, scaduto il quale niente più finanziamento, niente più risorse a valere sui fondi Por 2000- 2006. E l'acquisto definitivo avviene il 3 marzo 2011, tant'è che 4 giorni dopo viene stipulato un contratto con un notaio di Cosenza. Gli oltre due milioni di euro erano stati anticipati dalla stessa Arpacal, che avrebbe poi dovuto ottenere quei fondi Por ormai sfumati. Una vicenda su cui la Procura di Catanzaro ci vuole vedere chiaro e che è costato un buco milionario alle casse della Regione al punto da non poter approvare i bilanci successivi. Ma oltre al danno anche la beffa. I laboratori dell'Arpacal non sono mai arrivati nella struttura di Castrolibero, che continua ad essere considerata non a norma per l'uso richiesto nonostante tutti i soldi spesi. In altre parole si spendono due milioni di euro a vuoto, visto che occorrerebbe almeno il doppio della somma per rendere fruibile un immobile dove al momento c'è solo qualche ufficio amministrativo che nulla ha a che fare con i tanto agognati laboratori.

 


Gabriella Passariello

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