Autismo e didattica in presenza: gli istituti (finalmente) si adeguano

La storia del piccolo Gabriel che durante il primo lockdown ha avuto grosse difficoltà con la dad e che oggi invece ogni mattina può prendere lo zaino ed andare a scuola. Il comitato calabrese: «Nessuno deve rimanere indietro»

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di Emily Casciaro
26 novembre 2020
19:34

Le  scuole chiuse per tutti, ma non per gli studenti con disabilità. Gli istituti si adeguano, alcuni più difficilmente di altri, ma qualcosa inizia a cambiare per ridurre, per quanto possibile, la disuguaglianza che la Dad, la didattica a distanza, provoca per i bambini autistici o con difficoltà di concentrazione. Nei giorni di chiusura totale della scuola per via dell'ordinanza regionale, infatti, molti bambini e ragazzi autistici hanno potuto continuare la didattica in presenza. Non senza qualche difficoltà. 

 


L'esperienza del piccolo Gabriel

«Come si riorganizzano le famiglie ai tempi del coronavirus? Calcolando i tempi al secondo tra dad, smartworking e momenti da dedicare ai figli». Mamma Meron è impiegata amministrativa, sposata con 3 figli, quando le è arrivata l’email dalla scuola del figlio Gabriel, 7 anni e problemi di autismo, lei e suo marito non riuscivano a crederci. L’istituto, sin dal primo giorno di chiusura, è riuscito a garantire la didattica in presenza a Gabriel. «Nel primo lockdown non andò così: mandammo tantissime email, ma niente. Per mio figlio fu devastante non poter frequentare la scuola, seguire le lezioni a distanza risultò quasi impossibile. Ora invece è attento, segue l’insegnante, sta facendo notevoli progressi» - ci dice mentre ci mostra i quaderni di Gabriel. L’unico neo è l’organizzazione scolastica. «Mio figlio in 3 anni ha cambiato 7 diverse insegnanti di sostegno. Ogni volta è come se ricominciassimo daccapo».

 

Intanto però c’è di buono che Gabriel, tutte le mattine, prende il suo zaino e può andare a scuola. Il resto della famiglia,  Metiu – gemello di Gabriel – e El Shaddai, al terzo liceo scientifico seguono le lezioni a distanza. «In casa i computer non mancano, ognuno ha la sua stanza e la sua privacy, ma è davvero difficile seguire tutto e tutti. Mi ritengo fortunata che Gabriel possa continuare ad andare a scuola perché in casa non sarebbe riuscito a seguire le lezioni».

 

«Nessuno deve rimanere indietro»

Molte scuole si sono adeguate, specie quelle primarie di primo e secondo grado, nelle scuole superiori invece gran parte degli istituti non si sono fatti trovare pronti. La denuncia arriva dal Comitato Uniti per l’Autismo Calabria di cui fa parte anche Paola Giuliani, mamma di un ragazzo di 17 anni con disturbo dello spettro autistico per il quale la didattica in presenza è arrivata solo dopo denunce ed un lungo braccio di ferro con la scuola.

 

«Per i ragazzi che hanno queste problematiche è importante non spezzare la propria routine giornaliera, non perdere il contatto con la scuola. La loro vita è fatta di impegni sempre gli stessi: la scuola, le attività sportive – ci spiega Paola Giuliani.  Per più di un mese dall’inizio della scuola a mio figlio non è stato garantito il diritto allo studio. Poi dopo innumerevoli pressioni ha potuto iniziare la didattica in presenza, ma da solo con l’insegnante. La vera inclusone si avrebbe garantendo un piccolo gruppo di studenti che possano seguire le lezioni con lui. Ma va bene anche così».

 

Insomma, quello che dovrebbe essere un diritto si deve ottenere sempre dopo innumerevoli richieste. «Tutto ciò che è garantito dalla convenzione Onu per i diritti delle persone con disabilità – incalza Paola Giuliani - sembra che invece sia un favore: noi famiglie dobbiamo sempre lottare e pretendere che siano assicurati i diritti dei nostri figli. Nessuno deve rimanere indietro».

Giornalista
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