Bologna, sequestrati beni per 600mila euro a pregiudicato originario di Catanzaro

Il provvedimento è stato emesso nei confronti di Saverio Giampà, coinvolto numerose volte in procedimenti penali per estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti
di Redazione
16 novembre 2015
08:10

La Direzione InvestigativaAntimafia di Bologna ha sequestrato beni mobili ed immobili, per un valore complessivo di circa 600.000 euro, al cinquantunenne Giampà Saverio, pregiudicato, originario di Catanzaro ma residente a Bologna. Nello specifico, in esecuzione del decreto di sequestro e confisca emesso dal Tribunale di Catanzaro, su proposta del Direttore della D.I.A., sono stati sequestrati, oltre a diversi rapporti finanziari, n. 2 immobili, n. 3 società e n. 4 automezzi.

 


Il Giampà è stato, nel tempo, coinvolto in numerosi procedimenti penali, riportando anche delle condanne per i reati commessi (estorsione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti). Trasferitosi nel 1999 con il proprio nucleo familiare in Toscana, non mai ha modificato il suo stile di vita tanto da essere arrestato l’anno successivo per avere “in concorso con altri promosso, organizzato, gestito e diretto un’associazione criminosa avente ad oggetto il reperimento sul mercato estero e nazionale di cocaina, hashish e marijuana, stupefacenti che poi venivano frazionati e spacciati prevalentemente in provincia di Firenze”.

 

Nel giugno del 2004, la Corte d’Appello di Firenze lo ha condannato, con sentenza divenuta irrevocabile nel 2007, ad otto anni di reclusione per detenzione e traffico di sostanze stupefacenti. Dopo un periodo di reclusione trascorso presso la casa circondariale di Ferrara, ottenendo la semilibertà, si è stabilito con la famiglia a Bologna, dove ha deciso di reinvestire in attività commerciali i proventi illeciti fino ad allora accumulati. È proprio l’accumulo nel corso del tempo di tali proventi illeciti, l’aspetto posto al centro degli accertamenti patrimoniali condotti dagli investigatori della D.I.A., che hanno documentato la sproporzione tra il patrimonio reale e quanto dichiarato dallo stesso e dai suoi familiari. Tali evidenze sono state condivise dall’Autorità Giudiziaria che ha, pertanto, disposto il sequestro e la confisca dei beni di cui il Giampà risulta titolare, anche per interposta persona.

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