Il boss, l’agente dei servizi segreti e l'incontro al bar per discutere d’indagini

OPERAZIONE GALASSIA | Le relazioni allarmanti di Martiradonna con un uomo dell'Aisi e i verbali del pentito Gennaro finiti subito nelle mani degli indagati

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di Consolato Minniti
14 novembre 2018
18:16

C’è un passaggio che, più di altri, risulta allarmante nelle centinaia di pagine di cui si compone l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Bari, sotto il coordinamento della Dna retta da Federico Cafiero de Raho. La criminalità pugliese, infatti, poteva contare su una pericolosissima vicinanza del suo rappresentante più in vista con un esponente dei servizi segreti. 

Il riferimento è a Vitino l’enel, al secolo Vittorio Martiradonna, uomo di punta del gruppo ritenuto in affari anche con la ‘ndrangheta.


L’incontro con lo 007 

Siamo nell’ottobre del 2015, quando Martiradonna è seduto ai tavolini di un bar assieme ad un agente dei servizi segreti. Si tratta di un finanziere poi passato all’Aisi. I due pensano che nessuno li stia vedendo, invece sono piazzate delle cimici che permettono di intercettare le loro conversazioni, ma anche telecamere che immortalano l’incontro. Martiradonna e l’agente 007 si conoscono da tempo come svelano «pacche sulle spalle e strette di mano». Vitino parla di un’indagine che lo riguarda: «Finanzieri, è accanimento, è accanimento». Poi prosegue con altri spezzoni in cui si percepiscono queste parole: «Il cassiere… il tribunale… pagato non pagato». Insomma, a giudizio del giudice, Martiradonna stava raccontano delle indagini a suo conto allo scopo di assumere delle informazioni in ordine alle stesse. 

Ora, non vi è certezza se vi fu o meno questo diretto interessamento dell’uomo dei servizi nei confronti del pezzo da novanta del gruppo pugliese. Però succede che lo stesso agente segreto, pochi giorni dopo, si trova all’interno della caserma dove ha sede il nucleo di polizia tributaria della Gdf e del Gioco locale, proprio coloro che svolgono le indagini su Martiradonna. 

Il gip non ha dubbi: «L’incontro tra un agente dei servizi con un condannato per mafia è di per sé un fatto allarmante, ancora di più se questo ha avuto ad oggetto le indagini di polizia su suo conto». Un uomo, Martiradonna, che poteva contare anche su ottime conoscenze all’interno della Squadra mobile di Bari. 

La conoscenza dei verbali

Ma vi è un altro episodio piuttosto inquietante che riguarda la famiglia Martiradonna, la quale, evidentemente, poteva contare su entrature rilevanti fra gli appartenenti alle forze di polizia, tanto ad possedere una capacità d’inquinamento probatorio. È il figlio di Vitino, Francesco, ad entrare in possesso di alcuni verbali d’interrogatorio del pentito calabrese Mario Gennaro, personaggio di spicco nell’ambito delle scommesse on line, nonché ex proprietario della Betuniq che, fino al 2015, tirava i fili delle scommesse sul web dal suo quartier generale a Malta. Come sappiamo, oggi Gennaro è un pentito di ‘ndrangheta, ma lui è rimasto per molto tempo vicino alla cosca Tegano. Come abbia fatto Martiradonna ad avere quelle carte non è dato saperlo, ma di sicuro la circostanza appare particolarmente grave, perché trattasi di dichiarazioni ancora secretate. 

 

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Giornalista
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