Soldi spesi per beni personali e non per il canile, 4 indagati

Guai per l’ex presidente della Lega nazionale per la difesa del cane di Reggio Calabria. Sequestrati beni per oltre 100mila euro. Il rifugio sito a Campo Calabro

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di Redazione
31 maggio 2018
09:20

I Carabinieri Forestali del Gruppo di Reggio Calabria - Nucleo Cites, hanno eseguito l’ordinanza di misura cautelare dell’obbligo di dimora presso il comune di residenza, firmata dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Reggio Calabria, Domenico Santoro, nei confronti dell’ex presidente della Lega nazionale per la Difesa del cane di Reggio Calabria, R.R.M. di anni 71, nonché il sequestro preventivo di beni a lei riconducibili per un valore non inferiore a 104.000 euro. Gravi ed articolati sono i reati contestati, che vedono coinvolti ed indagati in concorso anche i figli di quest’ultima, G.R. di anni 36, G.A. di anni 46 e G.F. di anni 47.

Denaro impiegato per spese personali

Le indagini del Gruppo Carabinieri Forestale della città capoluogo, dirette da Gianluca Gelso e coordinate dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni della Procura di Reggio Calabria, hanno consentito di accertare la realizzazione del reato di malversazione a danno dello Stato di denaro pubblico che, anziché essere impiegato per la cura e la custodia dei cani, veniva “destinato” a rimpinguare i conti personali della R.R.M. e dei suoi familiari. Dalle indagini emerge un continuo e ingiustificato esborso di cospicue somme di denaro a favore dei conti correnti dei tre figli della R.R.M. per l’apparente acquisto di beni e servizi, spesso dai nomi fantasiosi, da utilizzare per il mantenimento del canile e di cui invece non vi era traccia nella documentazione fiscale.


 

Distrazione di soldi per oltre 100mila euro

Gli inquirenti evidenziano una continua distrazione di denaro pubblico, pari ad oltre 104.000 euro, tale da giustificare il sequestro preventivo di beni della R.R.M. per un ammontare di pari importo. Ben diverso era invece il trattamento riservato agli animali, difatti, già circa 2 anni fa, gli inquirenti avevano posto i sigilli alla struttura rifugio sita in Campo Calabro (RC) per le gravi carenze strutturali ed igienico sanitarie in cui versava tali da far scattare anche il reato di maltrattamento agli animali (art. 544 ter c.p.), nei confronti della R.R.M., oltre che contestazioni per i reati di oltraggio a pubblico ufficiale, diffamazione e minacce rivolte nei confronti di un altra indagata (artt. 595 e 612 c.p.), ed il reato di violazione dei sigilli di area sequestrata .

 

Sgombero dei cani ospitati

Conseguentemente alle criticità strutturali ed igienico-sanitarie rilevate è stato di recente emesso dal competente Servizio veterinario dell’ASP di Reggio Calabria, relativo provvedimento di revoca delle autorizzazioni sanitarie a suo tempo rilasciate. Pertanto da circa un mese, sono state avviate le procedure di sgombero dei cani ivi ospitati per i quali si sta provvedendo a trasferirli in altri canili previo individuazione dei proprietari, risultati per la maggior parte riconducibili alle amministrazioni comunali convenzionate con la struttura ed alla stessa associazione Lndc, nonché a singoli privati che detenevano i propri cani all’interno della struttura.L’odierna ordinanza è stata eseguita da personale del Nucleo Cites del Gruppo Carabinieri Forestale di Reggio Calabria unitamente a personale della Stazione Carabinieri Forestale di Melito Porto Salvo e della Stazione Carabinieri Parco di Bagaladi.

Le indagini proseguono per chiarire i ruoli di altri soggetti risultati a vario titolo coinvolti nella vicenda e la cui posizione è ancora al vaglio degli inquirenti.

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