Caso Giusti, per la Procura di Catanzaro fu suicidio - VIDEO

Chiesta l’archiviazione per l’ex gip di Palmi che si è impiccato circa un anno fa nella casa di famiglia a Montepaone. Per il pm titolare del fascicolo non ci sarebbe stata alcuna istigazione
di Gabriella Passariello
10 febbraio 2016
12:04

Non ci sono elementi che comprovino l’istigazione al suicidio. E’ la conclusione a cui è pervenuta  la Procura di Catanzaro che ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sulla morte di Giancarlo Giusti l’ex gip del Tribunale di Palmi, 48 anni,   che si è suicidato il 15 marzo di un anno fa nella sua abitazione di Montepaone, dove aveva l'obbligo di dimora in  seguito ad una condanna  per corruzione aggravata. Il sostituto procuratore Fabiana Rapino per non lasciare nulla al caso aveva aperto un fascicolo contro ignoti, disponendo l’autopsia sul corpo del giudice e procedendo alle audizioni di persone informate sui fatti. Le risultanze probatorie però sono state univoche, Giusti ha deciso senza alcuna costrizione di uccidersi.  Aveva tentato di togliersi la vita  in passato già due volte la terza gli è stata fatale, perché  di essere additato come colui che indossava la toga al servizio della mafia  era un’onta che solo la morte poteva cancellare.

 


Il primo tentativo di suicidio risale al 2012 nel carcere di Opera il giorno dopo la condanna a quattro anni di reclusione inflittagli dal Tribunale di Milano per i suoi presunti rapporti con la cosca Valle-Lampada, attiva nel capoluogo lombardo. Soccorso dalla polizia penitenziaria, l’uomo era stato ricoverato in ospedale in prognosi riservata e aveva ottenuto successivamente, a causa della sue precarie condizioni psicologiche, gli arresti domiciliari nella sua abitazione in provincia di Catanzaro.   Nel  febbraio 2014, Giusti fu coinvolto in una nuova inchiesta,  l’operazione Abbraccio in cui fu accusato di aver favorito il clan Bellocco.  E così riprovò una seconda volta a farla finita a Montepaone, nella  casa di famiglia, non ci riuscì perché alcuni familiari riuscirono a dissuaderlo, poi l’epilogo, il suicidio questa volta tentato e consumato. 

 

Secondo il suo legale, l'avvocato Geppo Femia ci sarebbe stato  un accanimento giudiziario nei confronti di Giusti. “Si è ucciso per dimostrare la sua innocenza”. Di ritorno dalla Cassazione il legale disse a Giusti : "tu puoi avere tutti i rapporti, anche che io non conosco, con Lampada; puoi avere concordato di fare tutto quello che ti pare per chissà quanti milioni, ma da queste carte tu per me sei assolutamente innocente. Adesso la parola passa al giudice per le indagini  preliminari  Antonio Battaglia che dovrà decidere se archiviare o meno il caso.



Gabriella Passariello

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