Caso Padre Fedele, Molinari presenta un’interrogazione al Ministro della Giustizia

Il senatore si è rivolto al Ministro della Giustizia per chiarire le cause dell’archiviazione di alcuni fascicoli nelle prime fasi del processo, che poi si sarebbero rivelati fondamentali per l'assoluzione del frate
18 maggio 2016
15:50

COSENZA - Caso Padre Fedele. Interrogazione parlamentare del senatore Francesco Molinari che si è rivolto al Ministro della Giustizia per chiedere attività ispettiva, rispetto ai fascicoli archiviati dal Tribunale di Cosenza, nelle prime fasi del processo, e che poi si sono rivelati, al contrario, fondamentali per l'assoluzione del frate e tenuti nascosti al Collegio Giudicante che ha emesso la prima sentenza.

 


Nella premessa dell’interrogazione vengono ripercorse le tappe del processo in cui il frate francescano, accusato di violenza sessuale ai danni di una suora, è stato, successivamente, pienamente assolto per la palese falsità delle accuse. Non prima però che una prima sentenza, del 2011, confermata in Appello, lo avesse condannato a 9 anni e 3 mesi di reclusione.

 

Una sentenza che - dopo un intervento della Cassazione - solo nel 2015 è stata annullata perché, come la difesa di Padre Fedele ha dimostrato, la presunta vittima - unica e principale fonte di prova - è stata giudicata inattendibile. Un'inattendibilità della quale sia il PM che il GIP (che peraltro si è trovato ad essere parte del Collegio che ha emesso la sentenza ) del primo grado avevano avuto la possibilità di conoscere da procedimenti penali precedentemente archiviati in altre procure, nei quali la parte offesa ripercorreva lo stesso illogico e incongruente copione recitato a Cosenza.

 

E' su quest' aspetto che si sofferma il senatore Molinari, sul rinvenimento da parte della difesa, presso l'archivio del Tribunale di Cosenza, di un fascicolo contenente l'archiviazione non lusinghiera di procedimenti penali che avevano visto la stessa suora al centro di episodi analoghi a quelli che avevano visto condannato il frate. Fascicolo archiviato dal Gip Luigi Branda dopo essere passato al vaglio del titolare delle indagini, Dott. Claudio Curreli, senza essere mai stato acquisito, nonostante l'evidente legame con il troncone principale del processo che avrebbe visto condannato Bisceglia, e da cui emergeva con chiarezza l'inattendibilità della parte lesa, posta a sostegno della decisione della Cassazione.

 

Il 12 marzo 2015, poi, il Giudice per le indagini preliminari di Salerno, in ordine alla notizia di reato aperta per indagare l'operato dei due magistrati, pur disponendo l'archiviazione degli atti per infondatezza della notizia di reato, ha comunque espresso significative perplessità sull'operato dei magistrati.

 

A questo punto ci si chiede se il Ministro non ritenga necessario intervenire con i suoi poteri ispettivi e disciplinari nei confronti dei magistrati citati per dare sostanza a quei motivi di perplessità oggettivamente accennati dal Giudice per le indagini preliminari di Salerno nel suo decreto di archiviazione.

 

Ricordando che Padre Francesco Bisceglia è stato assolto da tutti i reati a lui ascritti per " l'incongruenza e l'illogicità di ogni episodio, caratterizzato da tratti anche fantasiosi e per il contenuto delle denunce senza riscontro delle violenze presentate", nonostante la gogna mediatica a cui è stato sottoposto per tutti questi anni, ci si chiede se il gioco delle parti in un processo debba essere porto franco di comportamenti il cui valore etico sia altamente discutibile.

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