Catanzaro, seviziò e uccise anziana, imputato condannato a trent'anni

La donna fu brutalmente aggredita nella sua casa di località Pontepiccolo da due malviventi che l'avevano immobilizzata per sottrarre soldi e oggetti di valore
di Lo. C.
25 febbraio 2018
13:17

Rapina pluriaggravata e omicidio volontario ai danni di Antonia Critelli, aggredita e uccisa nella sua abitazione di Catanzaro nella notte tra il 22 e il 23 marzo 2009. Con questa accusa il 28enne Davide Veneziano e il 41enne Silvano Passalacqua (deceduto nel 2016) sono stati condannati dalla Prima Sezione Penale della Corte Suprema di Cassazione a trent’anni di reclusione.

 


La ricostruzione dei fatti

Secondo la ricostruzione dei fatti avvenuti quella notte nella casa del quartiere Pontepiccolo dove l’anziana viveva da sola, i due si erano introdotti nell’abitazione approfittando di un’impalcatura esterna. La donna, che risultava intestataria di diverse attività commerciali, era stata immobilizzata, legata con del nastro adesivo, percossa e molestata e infine soffocata con un cuscino. Un’aggressione brutale che le costò la vita. I due rapinatori abbandonarono la casa dopo aver portato via ogni oggetto di valore.

 

La svolta nelle indagini e la "prova regina"

Il 4 aprile del 2014, dopo le indagini svolte dalla Polizia, la Procura procedette al fermo di Passalacqua convalidato dal Gip che emise l’ordinanza di custodia in carcere per lui e per Veneziano, quest’ultimo all’epoca già detenuto per un diverso procedimento. Ad incastrare i presunti responsabili, secondo gli investigatori, fu un pezzo del guanto in lattice usato da uno dei malviventi e dal quale fu estratto del Dna poi identificato con quello di uno degli imputati.

 

La parte civile: «Non ci sono né vinti né vincitori»

Stringato il commento dei difensori delle parti civili, Nunzio Raimondi e Fabrizio costarella :«»La giustizia – hanno dichiarato- arriva sempre ed inesorabilmente e ad essa bisogna credere anche nei momenti di disperazione e sconforto. La Signora Critelli, vittima di un delitto orribile, ora può riposare in pace e gli animi si possono acquietare. Adesso, infatti, la parola passa esclusivamente allo Stato, il quale saprà prendersi cura di questo giovane per rieducarlo alla vita civile. Quando arriva una condanna a trent’anni, nessuno può brindare: non ci sono né vinti né vincitori – concludono- vince solo la verità»

 

Giornalista
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