Il fratello di Maria Chindamo: «Grave che una docente inciti al femminicidio, cultura da estirpare»

Il congiunto interviene sulla frase shock rivolta da un'insegnante alla figlia dell’imprenditrice agricola scomparsa nel 2016 e mai ritrovata
di Erica Cunsolo
20 marzo 2018
16:52
Vincenzo Chindamo
Vincenzo Chindamo

Sembra un giorno come un altro al Liceo Scientifico "Nicola Pizi" di Palmi. Si sente il vociferare degli studenti, la campanella suonare. La bufera mediatica che si è abbattuta sull’Istituto sembra lontana.

Frequenta regolarmente questa scuola la figlia di Maria Chindamo, sulla cui scomparsa avvenuta nel 2016 indaga la procura di Vibo Valentia per sequestro di persona, omicidio e occultamento di cadavere.


 

Si era trasferita qui per trovare pace allontanandosi dai luoghi che l’avevano fatta soffrire. Invece, quella stessa ragazzina che aveva commosso l’Italia con la sua lettera in cui chiedeva verità per sua madre, pubblicata su “Il Vibonese” e ripresa da “Chi l’ha visto?”, subisce in classe un attacco di inaudita insensibilità proprio nel giorno della festa della donna.

Durante l’ora di storia, proprio l’8 marzo, nonostante gli alunni fossero stati autorizzati a vedere un film sulle tematiche legate all'emancipazione femminile, la docente si è lasciata andare a un commento tremendo: «Le donne andrebbero tutte sterminate, non servono a nulla», rivolgendosi proprio alla figlia di Maria, che sconvolta avvisa lo zio Vincenzo.

 

 

«È grave che venga detto da una donna, una docente di liceo, nel giorno dell'8 marzo, alla figlia di una donna uccisa. In questa terra che vive già tanti problemi è inaccettabile che in una scuola succeda una cosa del genere. Ad essere sterminata dovrebbe essere questa cultura, non le donne». Così condanna l’episodio ai nostri microfoni Vincenzo Chindamo, fratello di Maria Chindamo.

I legali della famiglia, Giovanna Cusumano e Nicodemo Gentile, hanno depositato presso la Procura di Palmi un esposto, affinché si indaghi anche su eventuali profili penalmente rilevanti. Mentre la dirigente scolastica ha avviato un procedimento disciplinare presso l’Ufficio scolastico provinciale.

 

 

Trovandosi fuori sede non ha potuto rispondere alle nostre domande, e di conseguenza neppure autorizzare l’insegnante coinvolta nella faccenda a rilasciarci un’intervista durante l’orario scolastico. Sì, perché la docente in questione rimane ancora in servizio.

A confermarcelo è un insegnante dell’Istituto, che ci spiega come nell’immediatezza una sospensione di 10 giorni sia stata esclusa dalla dirigente per preferire, vista la gravità dei fatti, che fosse l’ex provveditorato a prendere provvedimenti.

E intanto all'Istituto superiore "Nicola Pizi" finisce un'altra giornata. E tutto tace.

 

 

 

 

 

 

Giornalista
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