Collaboratore di giustizia senza protezione, l'avvocato: «Allo Stato non interessa la sua incolumità»

A rendere nota l'intenzione di Vincenzo Marino di concludere il suo percorso con la giustizia il suo legale: «Allo Stato non interessa la sua incolumità»

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28 settembre 2018
11:57
Il pentito Vincenzo Marino durante il processo Aemilia
Il pentito Vincenzo Marino durante il processo Aemilia

Dopo 11 anni il collaboratore di giustizia Vincenzo Marino, esponente di spicco del clan Vrenna-Corigliano-Bonaventura di Crotone, ha deciso di non collaborare più con la giustizia. Una decisione presa, secondo quanto spiegato dal suo legale, in seguito alla revoca del programma di protezione. L’avvocato Maria Claudia Conidi ha assistito Marino lungo tutto il suo percorso. Da collaboratore di giustizia, l’uomo ha contributo, con le sue dichiarazioni, alle indagini che hanno portato ad operazioni di grosso spessore come Stige e Six Towns. Ha anche collaborato con i magistrati nell'inchiesta sulla strage di Duisburg, nella quale il 15 agosto del 2007 vennero ucise sei persone nella cittadina del sud della Germania.

 


Il legale ha reso nota l’intenzione del collaboratore di concludere il suo percorso con la giustizia tramite una nota una nota. "Vincenzo Marino serve alla giustizia, ma la giustizia a Vincenzo Marino provoca solo problemi mettendolo in pericolo" scrive l'avvocato Conidi che poi spiega il motivo della decisione di non testimoniare più nei processi: "Marino si è visto revocare un programma di protezione senza alcun valido motivo. I fatti posti a fondamento della revoca del suo programma di protezione che lo vedevano sottoposto a tutela propria e dei suoi familiari più stretti, con moglie e figli al seguito, sono stati considerati veri e propri reati ma oggi sono stati tutti dichiarati insussistenti con sentenze passate in cosa giudicata. Nonostante ciò l'amministrazione pubblica non ha ritenuto di ritornare sui suoi passi ripristinando il programma andato in fumo sulla base di nulla". "A Vincenzo Marino - conclude - non interessa più far accertare fatti di reato, ma evitare che i suoi figli e sua moglie restino vittime più che probabili di lupara bianca" per questo non collaborerà più "perché alla giustizia non importa nulla della sua incolumità e di quella della sua famiglia"

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