Confiscati beni per 30 milioni di euro all'imprenditore Crocè

Destinatario del provvedimento l’imprenditore Giuseppe Crocè di Melito Porto Salvo. I beni confiscati consistono nel capitale sociale e nel patrimonio aziendale di quattro società di capitali del settore della grande distribuzione ed in alcuni rapporti finanziari.
24 giugno 2016
07:59

La Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Reggio Calabria ha disposto la confisca dei beni societari nei confronti di Giuseppe Crocè, 69 anni, originario di Melito Porto Salvo (RC), in affari unitamente alla figlia Fortunata Barbara Crocè, 38 anni.


I provvedimenti sono stati eseguiti da personale del Centro Operativo DIA e della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Reggio Calabria, sotto il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria.



Le precedenti indagini - Giuseppe Crocè, imprenditore nel settore della grande distribuzione, è stato oggetto di due ordinanze di custodia cautelare, rispettivamente emesse dal Tribunale di Reggio Calabria in data 21.07.2012 ed in data 22.01.2013. La prima nell'ambito dell' "Operazione "Assenzio", condotta dalla DIA di Reggio Calabria, che lo vedeva indiziato di partecipare – unitamente ad un altro noto imprenditore reggino Domenico Giovanni Suraci, 48 anni, già socio con Crocèin alcune iniziative commerciali - ad un sodalizio criminale responsabile della perpetrazione di gravi truffe in danno dello Stato per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di svariate condotte di evasione fiscale (sovrafatturazioni di contratti di leasing, emissione di fatture false, percezione indebita del credito d'imposta ect). La seconda ordinanza invece era stata emessa nell'" Operazione Sistema" (condotta dai militari dell'Arma dei Carabinieri di Reggio Calabria) nella quale veniva contestato sia a Giuseppe Crocè che alla figlia Barbara Crocè il reato di concorso esterno in associazione mafiosa - in particolare alla cosca Tegano-De Stefano -, al fine di favorirne gli interessi economici nel settore della grande distribuzione. Tale provvedimento restrittivo veniva successivamente annullato dal Tribunale del Riesame.


Nel processo tuttora in corso di celebrazione denominato "Assenzio – Sistema" - ove sono confluite le risultanze investigative di ambedue le operazioni -, Giuseppe Crocè e Barbara Crocè risultano essere stati rinviati a giudizio in data 29.07.2013 dal GUP presso il Tribunale di Reggio Calabria.


Beni confiscati per 30 milioni di euro - La confisca odierna scaturisce dai meticolosi accertamenti posti in essere dalla DIA reggina che ha ricostruito l'illecita formazione dell'ingente patrimonio societario dei Crocè, nonché dalle risultanze di accertamenti fiscali-tributari posti in essere dalla Guardia di Finanza reggina che hanno corroborato le risultanze delle indagini di p.g. della Dia. 


Nei confronti delle aziende gestite dai Crocè si ravvisava sia una consistente sproporzione tra investimenti effettuati e redditi dichiarati, sia una evidente espansione societaria, frutto di attività illecite.


Con l'odierno provvedimento sono state sottoposte a confisca il capitale sociale e il patrimonio aziendale di 4 società di capitali operanti nel settore della grande distribuzione e diversi rapporti finanziari. Il valore dei beni sottoposti a confisca è di circa 30 milioni di euro.


Nei confronti di Giuseppe Crocè – essendo stata ravvisata dal Collegio giudicante sia una pericolosità sociale qualificata che generica è stata inflitta la misura della sorveglianza speciale di p.s. della durata di 4 anni, mentre alla figlia Barbara Crocè, essendo stata riconosciuta solo la pericolosità generica è stata inflitta la misura della sorveglianza speciale di p.s. per la durata di 2 anni.


Le aziende confiscate proseguono ora la loro attività con appositi amministratori giudiziari nominati dall'A.G. procedente.

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