Coronavirus, è morto Ivo Cilesi: portò in Calabria la terapia della bambola contro le demenze

Con la terapia del treno e della bambola, il noto psicopedagogista aveva rivoluzionato le cure per i pazienti affetti da diverse forme di demenza. Lo scorso mese di novembre era stato a Catanzaro, insieme alla presidente della Ragi Onlus, Elena Sodano

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di Daniela  Amatruda
4 marzo 2020
11:06

Il Coronavirus ha portato via anche il prof. Ivo Cilesi, tra i massimi esperti per la cura di pazienti con Alzheimer. Era sempre in giro fra un nosocomio e l’altro per far visita ai suoi pazienti e la scorsa settimana si trovava a Salsomaggiore Terme per lavorare ad un progetto. Venerdì scorso il ricovero in ospedale per una crisi respiratoria. Il tampone aveva confermato la positività al Coronavirus. Nel giro di tre giorni è morto lasciando sgomenti tutti i suoi collaboratori e i tanti, tantissimi operatori del settore che da ieri sono orfani del papà della “bambola Gully”, quella da lui brevettata per i malati con diverse forme di demenza. 

La Doll Therapy

Cilesi aveva presentato la sua bambola Gully nella sede della RaGi, a Catanzaro, lo scorso mese di novembre, per un corso dedicato ad operatori, medici, infermieri, educatori ed animatori. Era il primo di una serie di incontri che erano stati già programmati per questo 2020. Nel corso dell’incontro, Cilesi aveva annunciato, con grande orgoglio, che la bambola Gully era diventata un presidio medico riconosciuto dal ministero della Salute: «È molto importante questo riconoscimento – aveva spiegato – perché rappresenta un passo fondamentale per validare questo metodo e gli studi che sono stati fatti per l’ideazione di una bambola con diverse caratteristiche specifiche».


Cilesi aveva dato già conferma della sua presenza anche per l’inizio del Corso di Terapia espressiva corporea integrata (Teci), tenuto dalla stessa Sodano, a cui doveva prendere parte come ospite. 

La terapia del treno

Sempre a Catanzaro, lo scorso mese di ottobre, era stato invitato da Elena Sodano per inaugurare una saletta, allestita nella sede dell’Umberto I, per realizzare quella che lui ha ideato come “terapia del treno”, ovvero una «terapia del viaggio che nasce – aveva spiegato Cilesi - pensando a uno scompartimento di un treno un po’ rétro inteso come contenitore affettivo in cui si attivano ricordi, emozioni, relazioni, ci si addormenta, ci si rilassa. Un viaggio simulato con arredi, biglietti e proiezioni di immagini che può diventare cura e che andando a influire sul comportamento aiuta a diminuire il ricorso ai farmaci di sedazione migliorando la qualità di vita». 

È stata una serata magica. Sia i pazienti che i familiari avevano accolto con grande entusiasmo l’iniziativa. La saletta era stata realizzata con grande cura da tutto il team della RaGi Onlus che non avevano trascurato alcun particolare per riuscire a rendere l’ambiente il più possibile simile alla realtà. 

Il messaggio commosso di Elena Sodano

«La verità è che non riesco ad accettare quello che sarà lo stare senza sentire i suoi consigli, senza pianificare progetti, senza continuare una battaglia nella consapevolezza che lui era sempre lì a dirmi: Io ci sono e sarò sempre dalla tua parte. Mi sento povera dentro, ma anche fortunata per aver conosciuto un animo grande, buono e generoso come lui. Un maestro». 

 

La Sodano, presidente della RaGi Onlus, è ancora frastornata e scossa dalla notizia. Si erano sentiti telefonicamente un giorno prima del suo ricovero per pianificare gli incontri di aprile a Catanzaro per completare il percorso della Doll Therapy. «Gli avevo dato la bella notizia – ha detto la Sodano - che probabilmente avevamo vinto il progetto di Agenda Urbana all'Umberto I. Con Ivo, come presidente della Innovative Elder Research, avevamo fatto un partenariato con un obiettivo preciso. Era felicissimo di tutto e voleva essere presente per l’eventuale inaugurazione. Un entusiasmo contagioso, una persona che condivideva i suoi ideali ed i suoi pensieri nella consapevolezza solo di far del bene alle persone con demenza». 

 

«Di Ivo, oltre ai suoi insegnamenti, - ha concluso Sodano - mi rimarrà impresso quel sorriso, quella serenità, quel suo modo di guidarci con saggezza e lungimiranza. Ma ciò che resterà inciso sulla mia pelle è quella sua rabbia quando parlavamo delle ingiustizie che subivano le persone con le Demenze, per le quali ha speso gran parte della sua vita e della sua professionalità. Mi ha dato tantissimo e non posso che ringraziarlo e continuare a portare avanti le “nostre” battaglie con la consapevolezza di averlo sempre accanto. E così nessun luogo sarà mai lontano. Grazie Ivo». 

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