Omicidio Adele Bruno, i familiari: "Gatto venga trasferito di carcere"

Lo sfogo durante la manifestazione dedicata alla giovane in occasione del suo compleanno. L'omicida sarebbe troppo vicino casa e godrebbe così delle visite continue della famiglia. Inaccettabile dopo quello che ha commesso per i parenti della ragazza lametina
di Tiziana Bagnato
31 ottobre 2017
12:54

“Venga trasferito di carcere. E’ assurdo che sconti la sua pena così vicino casa, confortato dall’amore dei suoi cari quando noi, invece, non potremo più vedere Adele”.  E’ uno sfogo amaro e commosso quello che i familiari di Adele Bruno affidano alle parole di Caterina Bruno, cugina della ventisettenne uccisa a poche ore dal suo compleanno dalla furia omicida del suo ex fidanzato.

 


Oggi la piccola di casa Bruno avrebbe compiuto 33 anni e Lamezia ha scelto di ricordarla con una manifestazione ospitata dall’istituto professionale Einaudi, lo stesso che lei aveva frequentato. Tra quelle mura e quelle aule in cui Adele avrà fantasticato sul suo futuro, su quel ‘ da grande’ che sembra non arrivare mai, è stata ricordata la sua storia come pungolo di riflessione. Ad organizzare l’evento l’associazione Ara e quella “Donne insieme”, costituita da professioniste lametine che hanno invitato le giovani donne della platea a parlare, confidarsi, a non lasciar correre nessun episodio di violenza.

 

Per la famiglia Bruno intanto il tempo sembra essersi cristallizzato a quei giorni funesti. Prima la scomparsa di Adele che era uscita di casa certa di rientrare subito, senza portarsi dietro nemmeno il telefono. Poi la messa in scena dell’ex fidanzato che si unì alle ricerche con i familiari e accompagnò il padre a denunciarne la scomparsa. Infine, all’alba del giorno successivo la confessione di Daniele Gatto e il ritrovamento di Adele, ormai cadavere dopo una notte trascorsa agonizzante nelle campagne.

 

Adele si sarebbe potuta salvare, ne sono convinte le zie, se solo l’omicida non avesse perso tutto quel tempo a costruirsi un alibi, a millantare di non sapere dove lei fosse. Ecco perché ora non accettano che quei trenta anni dietro le sbarre li debba trascorrere nel carcere di Castrovillari.

 

“Non deve essere circondato da nessun affetto – spiega Caterina Bruno -  deve rimanere solo per potere capire quello che commesso. Il fatto che sia così vicino casa, che i familiari possano andare a trovare tutte le settimane, significa dargli conforto e affetto. Cosa che i genitori di Adele non potranno più fare con la loro figlia”.

Tiziana Bagnato

Giornalista
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