Calci e pugni alle Iene nel Cosentino: «Anche il prete inveiva contro di noi»

L’aggressione subita dalle due donne dopo l’intervista a un sacerdote su una sua vicenda privata: «Intorno a noi c’erano 20 spettatori, passivi di fronte alle nostre suppliche quando da terra chiedevamo di smetterla». Due denunce
di Redazione
17 gennaio 2018
11:35
Valeria Castellano e Giulia Mascaro insieme ai carabinieri
Valeria Castellano e Giulia Mascaro insieme ai carabinieri

Il prete che inneggia alla violenza e incita all’aggressione fomentando cinque uomini contro due ragazze. E 20 persone che restano a guardare senza difendere le due povere vittime. Sono due, al momento, le persone denunciate per l'aggressione subita, domenica pomeriggio, da Valeria Castellano, inviata della trasmissione televisiva "Le Iene", e da una sua collega operatrice di ripresa, Giulia Mascaro. Della vicenda si sta occupando la Procura di Cosenza, che ha ricevuto un'informativa dai Carabinieri. Il fatto è avvenuto a San Vincenzo La Costa, dopo che le due donne avevano intervistato un sacerdote su una sua vicenda privata, che coinvolgerebbe una donna del luogo.


Il racconto di Valeria Castellano

«Eravamo in un paese per intervistare un prete – racconta la Iena sul suo profilo facebook - dopo l’intervista (che abbiamo realizzato nel privato di una stanza, lontano da sguardi indiscreti, per tutelare la reputazione della persona coinvolta, della quale non avremmo mandato in onda nè il nome nè altri riferimenti personali), all’uscita dalla chiesa, i familiari del parroco e alcuni parrocchiani si sono scagliati contro di noi. 5 uomini contro due donne: calci, pugni, schiaffi, minacce. Tutto questo con lo scopo di sottrarre la nostra telecamera. Veniamo buttate a terra, in quel momento qualcuno mi strappa la borsa e la porta via».

 

La Castellano e la sua operatrice hanno dovuto ricorrere alle cure dei sanitari: «Io non so con quale forza, ma io e la mia collega, Giulia Mascaro, siamo riuscite a proteggere l’attrezzatura. Non senza contusioni. Giulia si ritrova un labbro rotto, a seguito di un pugno in faccia da un omone tanto grosso quanto cafone, e la mano sanguinante. Io mi ritrovo le mani nere e livide, oltre a diverse contusioni alla testa e alla schiena.

 

Intorno a noi c’erano circa 20 spettatori, passivi di fronte alle nostre suppliche quando da terra chiedevamo di smetterla. Il prete anziché fermare le bestie, inveiva contro di noi aiutandoli a strappare la cinepresa. Soltanto, l’intervento dei carabinieri ha evitato il peggio, il suono della sirena ha allontanato il branco. Dopo ore di caserma, due denunce, il deposito delle riprese come prova dell’agguato, la nostra giornata è finita. Non era l’immagine che avrei voluto dare della mia terra, ma se questa è... allora non posso fare altro che testimoniare l’inciviltà e sperare di cambiare qualcosa».

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