Inchiesta Why Not, prescrizione per Saladino: “Finisce un’odissea” (VIDEO)

L'ex presidente della Compagnia delle Opere dopo la prescrizione dell'ultimo troncone del processo Why Not racconta il suo calvario a LaCnews24
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di Tiziana Bagnato
4 maggio 2017
13:51

“Una vicenda del genere, che ti colpisce a 52 anni, nel momento in cui dovresti raccogliere i frutti di quanto hai seminato, è come un tornado che colpisce anche la tua famiglia e gli amici più cari”. Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere della Calabria, dieci anni e decine di udienze dopo, l’inizio della sua odissea giudiziaria, è un uomo nuovo.

 


Gestisce una caffetteria nell’ex comune di Sant’Eufemia e un negozio di caramelle e dolciumi nell’aeroporto di Lamezia Terme. Ieri con la prescrizione dell’ultimo troncone dell’inchiesta Why Not che lo vedeva imputato, si chiude per lui una pagina dolorosa, su cui si sono spesi litri di inchiostro.

 

Un’inchiesta in cui politica, magistratura e l’ombra della massoneria si sono intrecciati arrivando a coinvolgere nomi più che noti. Terreno di partenza dell’indagine l'ipotetica esistenza di un gruppo di potere trasversale le cui fila sarebbero state nelle mani della Loggia di San Marino. Una cupola che avrebbe coordinato le scelte di amministrazioni pubbliche per l'utilizzo di finanziamenti e l'assegnazione di appalti.

 

L'inchiesta. Una vicenda giudiziaria caratterizzata anche dallo scontro con l’allora pm di Catanzaro Luigi De Magistris che subì poi un processo per l’accusa è di aver acquisito nel 2009 in modo illegittimo i tabulati telefonici di alcuni parlamentari. Al magistrato venne tolta l’indagine e l’attuale sindaco di Napoli accusò allora alcuni degli imputati di avere ordito un complotto.

 

Un caso su cui poi un anno fa si è pronunciata la prima sezione penale del Tribunale di Salerno assolvendo tutti. Una vicenda dai tratti quasi romanzeschi su cui Saladino di esprime così: “Posso dire che è giusto che un magistrato si interessi alla politica, ma quando la politica si fa partitica, allora non ci si scontra più con il magistrato ma con il partito a cui appartiene. Se la politica è uguale per tutti, deve esserlo anche per i magistrati. Non mi riferisco solo a De Magistris. Penso anche a quei magistrati che avevano seri dubbi su questa vicenda e che non hanno corretto il tiro perché quando si iniziano a spendere milioni di euro su una vicenda, poi se c’è l’assoluzione, bisogna pagare i danni”. 

 

Tiziana Bagnato

Giornalista
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